Patrimonio culturale: Antey-Saint-André, La Magdeleine, Saint-Denis, Torgnon, Verrayes, ** Valle d'Aosta **

32 Risultati
Pagina 1 di 2

Il ''patois''

Tradizioni  - 

Su tutto il territorio della Valle d’Aosta gli abitanti parlano abitualmente il “patois”, un dialetto francoprovenzale. Esso presenta terminologie e cadenze che variano da Comune a Comune in conseguenza delle influenze francesi, vallesane, walser e piemontesi subite nel corso dei secoli. Il vocalismo della parlata è di tipo provenzale ed il consonantismo è di tipo francese. Le affinità maggiori sono riscontrabili nei dialetti
parlati nelle regioni francesi della Savoia e della Provenza, e nella Svizzera Romanda. Verrès è l’unico dei Comuni in cui non si parla il patois, ma per i suoi contatti con il vicino Canavese, gli abitanti parlano tra di loro il dialetto piemontese. Da alcuni decenni si cerca di mantenere vivo e valorizzare il patois.

Ru du pan perdu

Architettura  -  Antey-Saint-André

Dalle frazioni di Grand Moulin e Covalou sono visibili i resti dell’acquedotto con le sue maestose arcate addossate alla montagna.

Si tratta di un antico acquedotto, probabilmente risalente al 1300, che porta le acque del torrente Marmore verso i campi della media Valle. Oggi queste imponenti opere vengono denominate con i termini di “rus morts” o “rus du pan perdu”, a causa della loro vetustà e dello stato di degrado in cui versano.

L’itinerario alla scoperta del “Ru du pan perdu” parte dal piazzale A. Rolando, adiacente all’ufficio del turismo, seguendo in parte il sentiero escursionistico n° 105; la parte finale del sentiero non è sempre ben visibile, il dislivello è di m 175 e la durata è di circa 30 minuti.

Cappella della Madonna di Lourdes a Cerian

Chiese e santuari  -  Antey-Saint-André

Dedicata alla Madonna di Lourdes, nonché a Santa Lucia e a San Grato, come risulta nei tre bellissimi affreschi sul frontale.

La vecchia cappella, risalente probabilmente al XVI secolo, andò in rovina verso il 1878 e fu ricostruita nel 1886 con la cooperazione dell’intera popolazione di Cerian. Il magnifico altare proviene dalla chiesa di Antey: è il vecchio altare della Natività del Signore, che fu restaurato e dorato dall’artista Aguettaz di Verrayes.

(+39) 0166548204

Cappella della Madonna di Oropa a Buisson

Chiese e santuari  -  Antey-Saint-André

Buisson
È dedicata alla Madonna di Oropa e fu costruita nel 1748.

L’altare è in muratura con tabernacolo in legno dorato di Joseph Meynet, risalente al 1910; lo completano sei candelieri e un crocefisso.

(+39) 0166548204

Cappella di Challien

Chiese e santuari  -  Antey-Saint-André

Challien
Risale al 1716. Sulla facciata vi sono affreschi raffiguranti San Pietro, Sant’Andrea e la Croce.

All’interno l’altare è ligneo con crocefisso e candelieri dell’800.

(+39) 0166548204

Cappella di Fiernaz

Chiese e santuari  -  Antey-Saint-André

È dedicata alla Visitazione di Maria Santissima. Fu eretta nel 1837 dagli abitanti del villaggio, dopo che la precedente – dedicata a S. Rocco – andò in rovina. Questo Santo è tuttora raffigurato sulla facciata, insieme a San Giorgio, alla Madonna ed al Padre Eterno. L’altare è ornato da una statua della Vergine Maria in legno dorato, donata dalla Cattedrale di Aosta insieme a sei candelieri lignei dorati.

(+39) 0166548204

Cappella di Lod

Chiese e santuari  -  Antey-Saint-André

Costruita nel 1726, originariamente fu dedicata alla Madonna Madre del Buon Consiglio, in seguito però il Patrono divenne San Pietro in Vincoli. Sulla facciata, dipinti attribuiti allo Zanone raffigurano San Pietro e il Buon Pastore. All’interno l’altare in legno è sormontato da una tela di fondo che raffigura la Vergine del Buon Consiglio in una cornice dell’800.

(+39) 0166548204

Cappella di Petit Antey

Chiese e santuari  -  Antey-Saint-André

Le sue dimensioni notevoli fanno supporre che un tempo fungesse da chiesa parrocchiale. È dedicata all’Addolorata, che un affresco del Curta, risalente al 1863, rappresenta sulla facciata, al di sopra del portoncino d’ingresso. Nell’interno, notevole l’altare in legno colorato con colonnine tortili.

(+39) 0166548204

Cappella di San Giovanni Battista a Navillod

Chiese e santuari  -  Antey-Saint-André

È intitolata a San Giovanni Battista e sorge sotto il villaggio che apparteneva anticamente alla Parrocchia di Torgnon. Tale cappella esisteva già nel 1637, ma nel 1844 fu ampliata e vi fu fatta la cantoria. Ha un campanile alto e svettante e per la posizione in cui sorge, molto panoramica e con vista sul Cervino, è ritratta in molte cartoline. Purtroppo i ladri che hanno trafugato le statue di santi che vi erano custodite.

(+39) 0166548204

Cappella di Santa Barbara a Hérin

Chiese e santuari  -  Antey-Saint-André

È intitolata a Santa Barbara. Sul trave si legge la data del 1890, ma la data di costruzione della Cappella risale al 1722. Sulla facciata vi sono gli affreschi di Nostra Signora degli Eremiti, Santa Barbara e San Grato.

(+39) 0166548204

Chiesa parrocchiale di Sant'Andrea

Chiese e santuari  -  Antey-Saint-André

La chiesa, dedicata a Sant’Andrea, risale alla metà del XV secolo; era originariamente ad una sola navata, mentre le due laterali sono state aggiunte nel XVII° secolo. La torre campanaria sorge isolata ai piedi dell’accesso alla chiesa. La tradizione la vorrebbe identificare con il donjon (torre) di una casa forte, citata in documenti del XV secolo.

Degni di nota, il portale in pietra lavorata e la porta in noce, realizzata con pannelli intagliati “a punta di diamante” e con altre decorazioni di gusto barocco.

(+39) 0166548204

Museo etnografico "Un tempo, la veillà nella stalla"

Musei  -  Antey-Saint-André

In questo piccolo museo della bassa valle del Cervino, si riscopre la vita di un tempo in montagna e le serate trascorse in famiglia.

“Veillà” in franco-provenzale significa “veglia”, pratica che consisteva nel trascorrere le lunghe serate invernali nella stalla, con familiari ed amici. Si conversava, si raccontavano leggende e storie, si intagliava il legno, si riparavano gli attrezzi agricoli mentre le donne filavano o lavoravano a maglia.

In questi locali è stato ricostruito lo stile di vita di un tempo, quando il sfruttava il calore degli animali per riscaldare l’ambiente. Si passa dalla cucina, dove una mamma e la sua bambina svolgono le attività domestiche, alla stalla, dove padre e figlio accudiscono gli animali: il vitellino, la pecora, l’agnello, la capra, la gallina e il coniglio. Sono inoltre esposti gli attrezzi agricoli utilizzati in passato, via via sostituiti da oggetti tecnologicamente più avanzati.

(+39) 0166.548450
(+39) 0166.548209
biblioteca@comune.antey-st-andre.ao.it

Insediamento protostorico al Monte Tantané

Archeologia  -  La Magdeleine

Gli scavi cominciati nel 2003 per individuare l’insediamento protostorico situato ai piedi della piramide rocciosa del Monte Tantané, sono stati seguiti da sei successive campagne di ricerca - sino al 2010 - e sono a tutt’oggi lungi dall’essere conclusi.
Interessanti tradizioni leggendarie si riferiscono a questo sito, localmente conosciuto come Le Reparé du Tantané .
L’abitato del Monte Tantané risulta costituito da due gruppi diversi e contigui di capanne, separati da un breve pendio. Il gruppo superiore (“morena”, 2441 m s.l.m.), presenta una serie di 25 capanne adiacenti, allineate all’incirca in direzione nord-sud e dispone di un valloncello delimitato da due cordoni morenici ai piedi del ghiaione del Monte Tantané. Il gruppo inferiore (“abitato”, 2425-79 m s.l.m.) è disposto su un largo pendio a terrazzi digradante verso nord. Gli scavi hanno finora messo in luce 10 capanne sul terrazzo sommitale dell’abitato e 3 capanne sul terrazzo immediatamente sottostante. Si stima che il complesso dell’abitato possa comprenderne circa cinquanta, un numero assai maggiore rispetto al gruppo superiore della morena. Si tratta nell’insieme di un insediamento assai considerevole, per via dell’altitudine della sua collocazione.

Le capanne sono state costruite in muratura a secco, usando blocchi allungati di circa 60 cm. La loro forma è molto variabile, da quadrata a rettangolare, da ovale a circolare, a poligonale. Sono di solito adiacenti, a formare piccoli agglomerati o allineamenti. Non è ancora evidente il tipo della loro copertura, che doveva essere ligneo.

I reperti archeologici ritrovati nelle capanne comprendono ceramiche, utensili in pietra ollare, in ferro, in bronzo e alcune monete celtiche. Sono inoltre presenti oggetti in legno e abbondanti testimonianze di semi commestibili (cereali, leguminose). Questi reperti consentono di datare l’epoca dell’abbandono dell’insediamento al I secolo a.C., ovvero alla fase conclusiva dell’Età del Ferro, mentre allo stato attuale delle ricerche non è ancora precisabile il periodo della sua fondazione.

L’interrogativo maggiore riguardo a questo insediamento stagionale di alta quota rimane comunque quello relativo alla sua funzione, se si prescinde da quella pastorale o di alpeggio; è possibile ipotizzare che alcune attività di tipo economico si siano sviluppate in relazione alle risorse presenti sul sito, così come non sono da escludere funzioni di tipo militare-strategico, di controllo del territorio o di rifugio.

I forni di La Magdeleine

Architettura  -  La Magdeleine

In tre delle cinque frazioni di La Magdeleine esistono dei forni il cui utilizzo, previo il rispetto di alcune semplici regole, è pubblico in quanto la loro proprietà è comunale.

A Messelod il forno si trova sulla strada poco prima della Cappella di S. Rocco. La costruzione fa praticamente corpo unico con un bel rascard recentemente restaurato e mantiene l’aspetto degli antichi forni valdostani grazie ad un sapiente ripristino. La “bocca” ha forma triangolare ed è stata realizzata utilizzando una pietra per ciascun lato del triangolo; sul pavimento, direttamente sotto alla bocca è stato ricavato l’alloggiamento per ricevere le braci. Su di una pietra è incisa la data del 1889.

Risalendo verso i villaggi superiori, troviamo nel centro di Vieu una costruzione in pietra a due piani: il forno è stato oggetto di un moderno restauro che ha reso più funzionale e comodo il suo utilizzo.
A piano terra si trova il forno vero e proprio, mentre una scala in ferro e legno conduce al piano superiore, dove è stato ricavato il locale per l’impastatura e la lievitazione del pane.

Un altro forno, oggetto di un recente restauro, si trova nella frazione Artaz nei pressi della rustica fontana che, salendo dagli altri villaggi, si incontra sulla sinistra.
Anche in questo forno, così come per quello di Messelod, non esiste alcun luogo annesso per l’impastatura e la lievitazione del pane.

Un tempo, proprio per le caratteristiche di autosufficienza che contraddistinguevano la vita di una piccola comunità come quella che viveva a La Magdeleine, in ciascuno dei cinque villaggi esistevano certamente uno o più forni, sia di proprietà privata che collettiva. Era poi tradizione che ciascuna famiglia cuocesse il pane necessario per un intero anno in una sola occasione, iniziando dai primi giorni del mese di dicembre. Il pane veniva quindi conservato su rastrelliere di legno dette “ratélé” e spezzato solo al momento dell’utilizzo con un attrezzo apposito: il “copapan”.
Il venir meno di quella tradizione ed il trascorrere del tempo hanno ridotto notevolmente il numero dei forni. Quelli ancora funzionanti presentano varie dimensioni, ma comuni caratteristiche costruttive. In particolare si può notare come la zona davanti al forno garantisca un buon riparo da eventuale pioggia o neve.
Sempre molto ampio è lo spazio per raccogliere le ceneri, infatti queste ultime non venivano buttate ma utilizzate per “fae bouya”: il bucato casalingo.

(+39) 0166548274
sindaco@comune.la-magdeleine.ao.it

I mulini di La Magdeleine

Architettura  -  La Magdeleine

I mulini di La Magdeleine conservano ancora oggi un grande fascino, memore dei tempi antichi, quando il mulino era il fulcro della civiltà contadina.

Nelle frazioni di Brengon, Clou e Messelod, allineati rispetto ad un piccolo corso d’acqua che trae origine da alcune sorgenti sotto le pendici del Monte Tantané, si trovano ben otto mulini ad acqua; di essi, sette sono stati ristrutturati e tre, come certamente fecero per tanti e tanti anni, sono ora in grado di macinare i cereali che un tempo venivano coltivati sulle assolate pendici dei dossi che circondavano il paese.

Le origini di queste costruzioni si perdono nei secoli e sono certamente assai antiche, come lo furono i primi insediamenti umani nei luoghi dell’attuale comune di La Magdeleine.

L’importanza dei mulini nell’economia rurale delle epoche passate è confermata anche dal fatto che frequentemente, con la proprietà di un campo o di una porzione di terreno, veniva altresì trasferito il diritto ad utilizzare un determinato mulino per un tempo prestabilito.

La singolarità dei mulini consiste anche nel fatto che essi sono disposti “in catena”, allo scopo di sfruttare la poca acqua disponibile; questo fatto ha evidentemente condizionato anche la “tecnologia” utilizzata: si tratta di mulini a ruota idraulica orizzontale, in presa diretta, cioè senza l’utilizzo di ingranaggi o meccanismi, rispetto alle macine.

Inoltre, proprio al fine di utilizzare l’acqua nel modo più razionale possibile, era indispensabile che l’attività si svolgesse in modo quasi contemporaneo in ciascuno degli otto mulini: seguendo questa impostazione, il risultato era praticamente quello di moltiplicare per otto la capacità lavorativa dell’acqua. Furono allora messi a punto dei precisi “regolamenti di utilizzo dei mulini”, in cui si stabilivano tanto le modalità e le tempistiche di funzionamento, quanto i diritti di uso di ciascun partecipante o proprietario.

Secondo la consuetudine, anche i mulini di La Magdeleine avevano dei nomi, che derivano dalla loro localizzazione, dai proprietari, oppure della famiglia che li aveva costruiti. Partendo dal mulino che si trova in posizione più elevata, i nomi che sono stati ritrovati grazie ai ricordi degli anziani del paese, sono i seguenti: moulin hatu, moulin d’Arfonse, moulin di Tonne, moulin di Chioset, moulin de la Place, moulin di Mule e moulin di Messelou.

Durante l'estate sono aperti i primi tre mulini da scoprire con visite libere. Per gruppi e scolaresche è possibile organizzare delle visite guidate contattando le guide turistiche valdostane abilitate inserite negli elenchi regionali

(+39) 0166548274
sindaco@comune.la-magdeleine.ao.it

Cappella di San Rocco a Messelod

Chiese e santuari  -  La Magdeleine

È la più antica del paese, dedicata a San Rocco. Documenti notarili fanno risalire la sua fondazione al 7 giugno 1672 per iniziativa di Michele Messelod; si tratta di una costruzione di dimensioni relativamente contenute.
All’esterno, la facciata reca tre dipinti: a sinistra è raffigurato San Rocco con il cane che, secondo la leggenda, gli porge il pane, al centro Gesù Crocifisso, mentre a destra San Sebastiano, trafitto dalle frecce. Il tutto è sovrastato dal simbolo della Divina Trinità e dall’iscrizione “anno 1827” (epoca corrispondente ad un significativo restauro).
L’interno ospita una pala d’altare datata 1673, raffigurante la Madonna con ai lati i santi Rocco e Sebastiano. Al centro, sostenuto dal trave di catena, spicca un grande crocefisso ligneo in cui il Cristo è rappresentato sanguinante in tutto il corpo, in linea con la consuetudine devozionale del tempo. Due piccole statue lignee, parzialmente dorate rapprentanti un santo ed una santa non identificabili, completano l’arredo sacro della cappella.

(+39) 0166548204

Cappella Notre Dame de la Neige a Vieu

Chiese e santuari  -  La Magdeleine

Cappella risalente al 1739, realizzata grazie ad un lascito di Anna Maria Vittaz Dujany, e dedicata a Notre Dame de la Neige.
La costruzione, su terreno con pendenza accentuata, ha frequentemente richiesto interventi manutentivi di rilievo. È’ consigliabile una sosta sul piccolo sagrato delimitato da rustici muri in pietra, reso ombroso da frondosi alberi. Vi si accede da una ripida scalinata in pietra consumata dal tempo: il panorama che si presenta davanti agli occhi è splendido per bellezza e serenità. L’interno abbastanza austero, è ornato da una pala raffigurante la Madonna con bambino ai cui piedi figurano una Santa e San Grato.
A poche centinaia di metri, sulla mulattiera che passando per Herin conduce ad Antey-Saint-André, si può vedere l’oratorio dedicato a Notre Dame de Tout Pouvoir, costruito là dove la peste del 1630 si era fermata risparmiando “i magdeleins”.

(+39) 0166548204

Chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena

Chiese e santuari  -  La Magdeleine

Nel 1482 gli abitanti di Brengon e di Clou decisero di edificare una cappella dedicata a Santa Maria Maddalena. La primitiva costruzione, probabilmente di dimensioni più modeste dell’attuale, fu oggetto di numerosi interventi nel corso dei secoli (furono eseguiti lavori per eliminare infiltrazioni d’acqua e rendere più accogliente il luogo sacro; il piano della chiesa fu alzato di 180 centimetri rispetto al livello stradale e venne conseguentemente aggiunta la gradinata).
Negli anni 1774 – 1776 la cappella fu ingrandita fino a raggiungere praticamente l’attuale aspetto.
In seguito furono ripresi i tentativi per ottenere che la chiesa, così ampliata, divenisse parrocchia (fino ad allora tale funzione era assolta dalla chiesa di Antey-Saint-André). Questo risultato fu conseguito solo nel 1789, quando gli abitanti di La Magdeleine erano circa 340, divisi in 64 famiglie.
La chiesa è ad unica navata: il presbiterio è ristretto anteriormente per lasciare spazio, verso la navata, a due altari laterali. L’altare maggiore ed il tabernacolo sono in legno intagliato, e risalgono probabilmente alla fine del 1700. L’altare è ornato da una grande pala raffigurante la Madonna Assunta con il Bambino. Sulla sinistra spiccano S. Maria Maddalena e S. Grato, mentre sulla destra sono ritratti una santa ed un Santo Vescovo (probabilmente S. Martino).
Nel periodo natalizio la pala viene coperta da cartone raffigurante La Magdeleine in epoca invernale. L’opera, dovuta al pittore Brunetti, rende il luogo di culto particolarmente suggestivo ed intonato con le festività.
L’altare laterale destro, anch’esso ligneo, è sormontato da pala raffigurante al centro Cristo Risorto. A sinistra l’effige di Sant’Orso, con un uccellino sulla spalla e a destra quella di Sant’ Antonio Abate.
Rivolgendosi verso l’altare laterale sinistro, dello stesso stile di quello contrapposto, si rileva una pala in cui si nota la Madonna con Bambino con scapolare carmelitano, San Giuseppe ritratto con il bastone fiorito, come da tradizione, e San Pietro con la chiave. La statua della Madonna Immacolata è di epoca settecentesca.
All’esterno, a destra del campanile, in cui è murata una pietra recante l’anno 1841, è visibile l’antico cimitero caratterizzato da una grande croce in pietra recante la scritta “Ici reposent nos ancêtres”.

(+39) 0166548204

La Magdeleine in miniatura

Musei  -  La Magdeleine

La Magdeleine in miniatura, il plastico in rilievo in scala 1:87 che illustra fedelmente ogni più piccolo dettaglio del comune della Valle del Cervino, si può ora ammirare nella sua quasi interezza presso il Municipio.

Il suo creatore, Mario Castelli, “puro milanese di Porta Romana”, come lui stesso ama definirsi, pensionato-artista, ha scelto di vivere a La Magdeleine nel 1990, dopo aver lavorato a lungo come funzionario e tecnico vetraio per prestigiose ditte francesi e belghe; da circa vent’anni lavora quattro o cinque ore al giorno in una sala dell’edificio comunale per realizzare un capolavoro in miniatura, il modellino de La Magdeleine con i suoi cinque villaggi.

Tutto è stato riprodotto: la chiesa parrocchiale, i 200 edifici, il municipio, le aree verdi, le strade, i mulini, i ruscelli, persino i Magdeleins ed i villeggianti (alcuni si sono riconosciuti, affacciati ai balconi, mentre chiacchierano tra loro, o a passeggio con il cane…).

(+39) 0166.548274

Costume tipico di La Magdeleine

Tradizioni  -  La Magdeleine

Il costume di La Magdeleine riprende i vestiti delle feste usati dai contadini appartenenti al casato di Cly ramo della nobile famiglia feudale Challand.

Sul grembiule sono raffigurati, intrecciati, cinque fiori che simboleggiano i villaggi di La Magdeleine: la genzianella per Messelod, la margherita per Clou, l’anemone per Brengon, la rosa di macchia per Vieu, la stella alpina per Artaz. Il costume è completato da uno scialle in lana bianca e dalla cuffia sulla quale è ricamato solamente il fiore relativo al villaggio cui il costume si riferisce.

Castello di Cly

Castelli e torri  -  Saint-Denis

Sorto su un’altura rocciosa a controllo del fondovalle, in un’area già interessata da insediamenti di epoca protostorica (Età del Bronzo e del Ferro), questo maniero rientra a pieno titolo nella tipologia dei cosiddetti “castelli primitivi” in virtù del suo poderoso donjon, datato al primo trentennio dell’XI secolo, e della cappella castrense intitolata a San Maurizio, vero gioiello di architettura romanica la cui abside era anticamente decorata con dipinti murali, oggi quasi scomparsi.

Il castello appartenne agli Challant del ramo di Cly ed era la sede giurisdizionale di un vasto feudo che comprendeva i territori di Verrayes, Diémoz, Saint-Denis, Chambave, Antey, Torgnon, fino all’intera Valtournenche; a seguito di drammatiche vicende passò ai Savoia che lo tennero sino al 1550. Nel XVII secolo l’edificio fu acquistato dai baroni Roncas che ne smantellarono molti materiali per la costruzione del loro palazzo di Chambave.

Gli edifici residenziali e il corpo di guardia, situati nella parte più meridionale del castello, sono ormai ridotti allo stato di rudere. Il complesso è parzialmente visitabile (l‘ingresso nord, la spianata a ovest e la cappella) unicamente attraverso le visite guidate organizzate nel periodo estivo e durante gli eventi organizzati al castello.

(+39) 3204369898
(+39) 0166.546055

Chiesa parrocchiale di San Dionigio

Chiese e santuari  -  Saint-Denis

Nella Bolla di Innocenzo III del 12 maggio 1204 viene menzionata la Parrocchia di Saint-Denis, come dipendente dalla Prevostura di Saint-Gilles. Dal 1754 la parrocchia è libero collazione del Vescovo.
La chiesa attuale di Saint-Denis fu ricostruita alla metà del sec. XVIII e consacrata il 3 giugno 1794 da Mons. François De Sales. Nel 1963 a causa delle numerose lesioni l’edificio fu dichiarato pericolante e l’amministrazione regionale ha curato ingenti lavori di consolidamento e di restauro e nel 1984 fu nuovamente aperta al pubblico.

0166/546025

Meridiane

Architettura  -  Torgnon

Chiesa parrocchiale
Situata sulla lunetta della porta laterale, l’anno di realizzazione è sconosciuto. Riapparsa nel 1975 a seguito di lavori di rifacimento degli intonaci, è stata restaurata dal pittore piemontese Pirlato.

Hotel Panoramique
In Frazione Mongnod, m.1500.
Anno di costruzione 1985.
Autori R. Anselmi e A. Carlon.

(+39) 0166.540433
info@torgnon.net

Ospizio di Chavacour

Architettura  -  Torgnon

Dopo aver percorso un tratto dell’antica strada che porta verso il Vallese, si raggiunge una conca verde dove, a 2084 metri di quota, si conservano i suggestivi resti dell’ospizio di Chavacour, che si suppone essere stato punto di ricovero e di ristoro per i commercianti che si recavano in Svizzera attraverso il Col Collon e il ghiacciaio di Arolla.

I ruderi formano una pianta quadrata con la facciata rivolta verso nord e coprono una superficie di 480 m2; le mura non sono realizzate a secco come quelle degli alpeggi circostanti, ma utilizzando pietre accuratamente cementate con una malta di calce e sabbia.

L’edificio doveva avere un aspetto piuttosto imponente, tanto che ci si domanda se si trattasse di un ospizio che accoglieva mercanti, viandanti e pellegrini o piuttosto di una casa forte volta a controllare e difendere il territorio. Dal punto di vista documentaristico ci sono poche notizie a questo proposito e l’espressione stessa “hospice de Chavacour” non è in uso che dopo il 1800.

La tradizione vuole che attraverso il Col Collon si trasportassero vino, grano ed altri prodotti. Per i pastori valdostani questo passo era importante per portare le loro bestie alla fiera di Evolène, in Svizzera e, in senso inverso, per condurre le mucche della Val d’Hérens alla fiera che si teneva annualmente a Valpelline.

È da rilevare che il Col Collon era strategico per le famiglie Challant e Cly, che avevano dei possedimenti e vari interessi nella Val d’Anniviers e a Sion, paesi confinanti con la Valtournenche; per i conti di Savoia invece, che nel 1367 s’impossessano del feudo di Cly, questo colle rivestiva una funzione secondaria, considerato che le loro proprietà transalpine erano più facilmente raggiungibili dai colli del Piccolo e Gran San Bernardo.

È certo che alla fine del 1700 l’ospizio di Chavacour era ormai in rovina: il canonico Frutaz ipotizza che parte delle pietre siano state riutilizzate nella costruzione del vicino alpeggio Château risalente al 1780.

Come arrivare
Dalle case di Etirol, seguire la bella mulattiera che entra nel vallone e proseguire lungo i pianori superiori fino ad attraversare il torrente; seguire la poderale n.1 abbandonandola poi sulla sinistra per il sentiero che permette di guadagnare i ruderi dell’Hospice de Chavacour.

Testo e disegni liberamente tratti daIl labirinto della memoria
A cura del comitato scientifico del Musée Petit-Monde

(+39) 0166.540433
info@torgnon.net

Chiesa parrocchiale di San Martino

Chiese e santuari  -  Torgnon

Le notizie storiche più antiche risalgono al 1413, ma l’attuale costruzione di stile neogotico risale al 1868.

La facciata presenta recenti decorazioni all’interno di tondi e di monofore. Sono raffigurati: la Vergine col Bambino, nelle nicchie ogivali due angeli, al centro Gesù Cristo. Sulla facciata laterale è raffigurato Papa Giovanni. Il portale in legno è sormontato da cuspidi. Sul lato destro è il campanile di stile romanico, ma costruito nel 1773, con accesso ad arco ribassato, cella campanaria a due piani con bifore. Sul lato sud si nota una meridiana. L’interno a tre navate scandite da colonne è arredato in stile neogotico, ad eccezione dell’altare in marmo un tempo dotato di pannelli lignei.

Le pareti sono decorate con pitture, realizzate da G. Stornone di Ivrea, entro tondi e con tele. Le vetrate, provenienti dalla fabbrica dell’abate Pron (Pont d’Ane in Francia) sulla parete meridionale sono dell’epoca della costruzione, mentre quella sull’organo è più recente.

Nella navata centrale della chiesa si può ammirare il grande Crocifisso trionfale cinquecentesco, sicuramente una delle opere più impressionanti visibili nella regione: di grande drammaticità, sembra di scuola tedesca, poiché traspone nella scultura gli esiti delle ricerche espressive dei maggiori pittori tedeschi del primo ’500, come Grünewald.

La cappella dell’Immacolata Concezione, a pianta ottagonale, in stile neogotico, comunica con la chiesa parrocchiale. Nella volta, a spicchi, presenta decorazioni pittoriche realizzate tra il 1863 ed il 1868 in cui sono raffigurate quattro storie della vita di Maria inframezzate da tondi con figure di Santi e da una finestrella reniforme. Alle pareti sono raffigurati la Madonna de la Salette, l’Adorazione dei Magi e Gesù nell’orto dei Getsemani.

(+39) 0166.548204