Dalle ghiacciaie ai ghiacciai
La visione magica dei ghiacciai nel 1700 e 1800
Narra la tradizione che nei secoli passati ai ricchi mercanti e ai nobili viaggiatori venissero coperti gli occhi durante il transito tra le alte montagne e i colli alpini, per non offendere con "l'intricato non meno che horrido spettacolo" (come si legge sul cartiglio della carta geografica del 1691) la loro tranquillità interiore, tanto era il rigetto delle visioni erte e disordinate di ciò che veniva percepito come impedimento alla circolazione e complicazione dei commerci.
Poi il diciottesimo secolo, il "secolo dei lumi", trasformò questa visione nella ricerca scientifica e geografica tipica dell'esplosione delle curiosità e delle novità del periodo.
L'interesse per le terre alte maturò poi completamente con il romanticismo che arrivò ad amare quelle visioni "horride" fino a trasformarle nel "sublime"; e i pittori e gli incisori cominciarono ad interessarsi delle montagne e particolarmente delle "ghiacciaie" che ben illustravano questa natura selvaggia e ostile.
Poi arrivarono gli "alpinisti" che non si limitavano più a osservare con occhi ammirati gli spettacoli della natura, ma sfidarono la paura e le difficoltà cominciando a salirle per "conquistarle". E con loro arrivò la fotografia, fedele riproduzione delle forme alpine, cancellando l'aura di magia e di invenzione creativa che gli artisti avevano rappresentato nelle loro opere.
Così le ghiacciaie (femminili) divennero i ghiacciai (maschili) come li conosciamo oggi in cui viviamo un momento di sofferenza e di preoccupazione per il loro futuro.
Questa mostra racconta l'epoca sognatrice e magica che ispirò gli artisti del pennello, della matita e del bulino nel 1700 e nel 1800 che sognarono e spesso inventarono situazioni e visioni poco documentali ma sempre ricche di una loro magia.
Gioachino Gobbi
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