Patrimonio culturale: Saint-Rhémy-En-Bosses

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Borghi di Saint-Rhémy ed Étroubles

Architettura  -  Étroubles

I borghi medioevali di Etroubles e Saint-Rhemy sono innestati sulla via romana che dalla città di Aosta risaliva i versanti delle Alpi Pennine (Alpis Poenina), verso il Vallese ed il nord Europa.

Come un “picchetto” sul percorso, il campanile della chiesa parrocchiale domina questi caratteristici complessi architettonici, borghi di strada costruiti seguendo un asse principale di circolazione, alla confluenza di due torrenti e in corrispondenza dei ponti. Gli assi secondari portavano ai mulini e alle fucine.
Le abitazioni del borgo rivolgono le facciate, aperte su grandi portoni d’accesso, alla via principale; i portoni conducono verso cortili interni o ad un lungo corridoio, con gabbie di scale, che offre accesso coperto a tutti i piani delle grandi case di pietra, dotate, un tempo, di scuderie e fienili. La data di costruzione e le iniziali dei mastri costruttori sono incise sulle architravi o forgiate sui cancelli in ferro battuto.

In passato, questi agglomerati abitativi disponevano di franchigie, che attribuivano agli abitanti la funzione di “marronniers” (guide per il valico del colle del Gran San Bernardo, in inverno e in estate), accoglievano un ospizio, erano cinti da mura, sorvegliati da ronde di guardia e chiusi da porte durante le notti.

La Via Francigena, fino al medioevo unica grande via di raccordo tra Italia e Inghilterra, passa per Saint-Rhémy ed Étroubles; in effetti, è proprio la via centrale di questi borghi che, dal colle del Gran San Bernardo, veniva percorsa, a piedi, a cavallo o a dorso di mulo, per recarsi a Roma.

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Casaforte Chez-Vuillen

Castelli e torri  -  Saint-Rhémy-En-Bosses

Situata a monte di Saint Léonard, nel villaggio di Chez-Vuillen, la costruzione è caratterizzata da una torre cilindrica con una scala a chiocciola in pietra squadrata.
Nei pressi dell’‘edificio, che pare risalire al XIV secolo, sorge un lavatoio con lo stemma dei conti Savin de Bosses.

Castello medioevale di Bosses

Castelli e torri  -  Saint-Rhémy-En-Bosses

Risale al 1095 la costruzione del castello da parte di Gerardo de Bocha, cavaliere e signore del luogo, che possedeva tutti i diritti feudali di alta e bassa giustizia, nonché quelli di proprietà del mulino, del mercato e di riscossione delle gabelle.

L’armoniosa costruzione, che nella veste attuale risale probabilmente al XV secolo, ha pianta rettangolare e offre alla vista la sua solida struttura monoblocco a tre piani.

L’interno è stato restaurato ed è visitabile in occasione di mostre ed eventi.

Chiesa di Saint-Rhémy

Chiese e santuari  -  Saint-Rhémy-En-Bosses

La chiesa di Saint-Rhémy è stata edificata nel 1784 su fondamenta di epoca paleocristiana e affrescata dai fratelli Stornone, di Ivrea, nel 1898. È opera di questi pittori anche la tela raffigurante la Madonna attorniata dagli angeli e da San Remigio, patrono della località, collocata all’interno del prezioso altare maggiore in legno intagliato, dipinto e in parte dorato, di stile barocco

Gli arredi liturgici sono quasi tutti più antichi della chiesa stessa.

 

Chiese parrocchiale di San Leonardo

Chiese e santuari  -  Saint-Rhémy-En-Bosses

La chiesa parrocchiale di Bosses, dedicata a San Leonardo, situata vicino al castello, risale al 1861-1862 ed è stata costruita, sulle rovine dell’antica cappella di San Leonardo, in stile neo-gotico. Rappresenta uno dei primi esempi di architettura neogotica in Valle d’Aosta.

Le pareti sono decorate da affreschi realizzati nel 1862 dal pittore di Ivrea Giuseppe Stornone. Particolarmente pregevole è inoltre l’altare in legno intagliato e dorato di fattura settecentesca posto nella cappella laterale destra.

 

 

Il Carnevale di Saint-Rhemy-En-Bosses

Maschere  -  Saint-Rhémy-En-Bosses

Nel maggio del 1800, il passaggio attraverso il Colle del Gran San Bernardo di Napoleone con un’armata di circa 40.000 uomini, in condizioni climatiche proibitive, aveva suscitato negli abitanti dell’intera vallata sentimenti di stupore ed ammirazione, fino ad influenzarne in modo profondo l’immaginario collettivo.

Ancora oggi, nel comune di Saint-Rhémy-en-Bosses, si ritrovano i segni e le sembianze delle divise napoleoniche nei costumi tipici del Carnevale.

La “benda”, il locale gruppo delle maschere, è composta da oltre 50 elementi, di tutte le età, abitanti o originari del paese. Il corteo è aperto da Napoleone a cavallo, figura presente esclusivamente in questo carnevale. Segue la Guida, che sbandiera con orgoglio il vessillo del Carnevale e dirige tutto il gruppo, suonando una trombetta. Il suo viso è coperto da baffi ed occhiali: chiari simboli della sua autorità.

Avanzano al seguito i Joueurs che, con le loro fisarmoniche e sassofoni, intonano tradizionali canti. Arrivano poi il Diavolo nel suo mantello rosso bordato d’oro ed arricchito da campanelli e le Demoiselles accompagnate dagli Arlequins, maschere aggraziate ed eleganti.
Gli arlecchini indossano abiti di raso, a variopinte strisce verticali, un alto cappello, da cui scendono lunghi nastri colorati; completa il tutto un lungo bastone. Le loro Dame non sono da meno, nei loro eleganti abiti di velluto, con i cappelli adornati di fiori e nastri.

Ecco finalmente arrivare le Mascre: aprono il corteo quelle che portano gli abiti neri, segno inconfondibile delle giornate buie e difficili del periodo invernale, scacciate dalle maschere bianche: solari e luminose giornate della primavera. Seguono i Rossi, i Verdi, i Marroni, i Blu, i Rosa, i Violetti, i Bordeaux…

Tutti sfilano in coppia, rincorrono le persone, le stuzzicano con la “frusta” di crine di cavallo, simboleggiante il vento che scaccia gli spiriti maligni. I loro costumi sono in velluto, ispirati alle divise napoleoniche, completati da un cappello dello stesso colore dell’abito, ricoperto da fiori e specchi, indossato con la punta rivolta in avanti.

I vestiti sono ricoperti di perline e paillettes (circa 30.000), che formano disegni floreali, rigorosamente cucite a mano da abili sarte, che si occupano anche del difficile taglio della stoffa.
Gli innumerevoli specchietti, presenti sui cappelli e sulle giacche, hanno la funzione di catturare i raggi del sole e di allontanare tutte le presenze oscure e maligne.
Una funzione analoga ricopre il “gorgoillon”, pesante sonaglio portato alla vita. Il viso è poi nascosto da maschere che anticamente erano in corteccia, mentre oggigiorno sono state sostituite da materiali plastici, anche se vi è un ritorno all’utilizzo di maschere in legno.

Non dimentichiamo, infine, il Toque e la Tocca, due anziani sposi della leggenda.
Ed ora, largo agli animali: procedendo con un’andatura dondolante ed emettendo strani versi, arrivano gli Orsi, selvagge presenze simboleggianti le forze della natura solitamente sfavorevoli all’uomo; il Domatore, però, controlla l’animale, lo segue e, talvolta, riesce a tenerlo al guinzaglio.

Il Carnevale si svolge sempre la domenica grassa, in cui il corteo visita le famiglie delle frazioni basse e in cui si svolge il pranzo nella palestra della scuola primaria, aperto a tutti, e il martedì grasso, in cui il corteo si sposta nelle frazioni alte del paese.