Patrimonio culturale: Aosta, Aymavilles, Charvensod, Gressan, Jovençan

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"La Maison des Anciens Remèdes" - l'uso delle piante officinali

Musei  -  Jovençan

Un viaggio tra natura e antichi saperi
Immagina di entrare in una casa rurale della fine del XVII secolo, dove il profumo delle erbe officinali si mescola ai racconti di un tempo. La Maison des Anciens Remèdes, un tempo fienile della parrocchia di Jovençan, oggi è un luogo speciale in cui le tradizioni curative ancestrali si intrecciano con le conoscenze scientifiche moderne.

Un mondo di piante da scoprire
Ogni pianta ha una storia da raccontare. Qui potrai avvicinarti a numerose specie officinali, alcune note e altre più rare, osservandone da vicino fiori, radici e foglie. Un percorso sensoriale ti guiderà alla scoperta delle loro proprietà e dei loro utilizzi, facendoti entrare in un universo di colori, profumi e antichi segreti.

I rimedi della tradizione
Hai mai sentito parlare dei rimedi popolari tramandati di generazione in generazione? Attraverso suggestivi video, potrai scoprire come un tempo le donne delle comunità alpine erano vere e proprie custodi del sapere sulle erbe, conoscendone le virtù curative e le giuste dosi per ogni trattamento.

La Bouteucca de l’Apotéquéro: un tuffo nel passato
Apri i cassetti, tocca con mano foglie ed essenze, osserva le piante conservate con cura nella Bottega dello Speziale e lasciati sorprendere dai loro usi tradizionali. Sfoglia il grande libro dei rimedi antichi e immergiti nel mondo della medicina popolare valdostana.

La Valle d’Aosta e il suo patrimonio naturale
Un’area interattiva ti guiderà alla scoperta del ricchissimo patrimonio botanico della regione: erbari storici, giardini botanici, riserve naturali e orti didattici raccontano una Valle d’Aosta fatta di biodiversità e profumi inebrianti.

Un viaggio sensoriale unico
Chiudi gli occhi e lasciati trasportare dai profumi della Via dei Profumi: oli essenziali purissimi ti aiuteranno a riconoscere le piante solo grazie al loro aroma. Poi poggia le mani sul grande erbario vivente e osserva terra, radici e fiori prendere vita, raccontando le loro storie attraverso colori, suoni e immagini.

Giocare per imparare
I più piccoli possono divertirsi con il gioco dell’oca officinale, il Sudoku delle erbe e il Domino dello Speziale, oppure travestirsi da piante per scoprire il loro mondo in modo coinvolgente. Laboratori didattici e spazi interattivi renderanno la visita un’esperienza da ricordare!

Ogni volta che varcherai la soglia della Maison troverai qualcosa di nuovo: come in un prato, qui la scoperta è continua!

Scopri gli eventi in programma

(+39) 3333589863
info@anciensremedesjovencan.it

La Tour de Villa

Castelli e torri  -  Gressan

Leggermente sopraelevato rispetto alla chiesa di Sainte-Marie-Madeleine, posto in posizione dominante, c’è il castello dei signori de La Tour de Villa.

L’avo di questa discendenza fu Guido, citato in un patto di alleanza con il Conte di Savoia riguardante la presa della rocca di Bard nel 1242. L’ultimo discendente maschio fu Grat Philibert de La Tour che morì nel 1693.
Lo stemma della famiglia rappresenta un leone dorato, con unghie e lingua rossa, rampante su uno scudo nero, accompagnato dal motto “Praecibus et Operibus” (con la preghiera e le opere).

Il castello passò in seguito per eredità agli Aymonier e ai Carrel e finì poi nella cassa dei poveri della parrocchia di Saint Laurent ad Aosta, per cui prese il nome di Tour des pauvres. Caduto in rovina, fu venduto nel 1864 ad un certo Vincent Carlin che lo vendette, a sua volta, nel 1885, al vescovo di Aosta dell’epoca, Mgr. Auguste Duc, che lo restaurò e ne fece la propria residenza estiva. Nel 1921, passò ai baroni Gerbore di Saint-Nicolas e dal 1945, appartiene a una famiglia di Milano.

In origine il castello de La Tour de Villa comprendeva quasi interamente la torre centrale.
I lavori di restauro non hanno ricostruito la parte occidentale e la parte nord, lasciando così il posto ad un bel cortile con vista sulla piana.

Oggi, il complesso si presenta in due parti ben distinte: da una parte la torre del XII secolo e dall’altra la parte abitata la cui struttura ha una forma semi-circolare che risale al XV secolo.
La torre, la cui base è quadrata, si erge al centro di edifici posti su una roccia che esce da terra. Dei lunghi cunei sono posti alla base della struttura dei muri, soprattutto negli angoli. Essa si apre sull’esterno tramite due porte entrambe situate sul lato nord: la porta originale si trova ad una altezza di circa 7,40 m con un solido infisso, l’altra, alla quale si accede attraverso una doppia scala fu aperta durante i lavori di restauro del XIX secolo.

All’interno, la torre è suddivisa in tre piani con un granaio in legno al quale si accede attraverso una scala a chiocciola. Una piattaforma in piombo costituisce il tetto della torre merlata e un magnifico belvedere.
La zona abitata, che presenta delle finestre geminate di una pregevole fattura, è strutturata su tre piani. Le stanze seguenti presentano un interesse particolare: la sala dei ricevimenti con la sua sala monumentale, la cappella, i cui dipinti sono dovuti agli Artari, la sala degli stemmi, dove sono rappresentati gli stemmi delle principali famiglie nobili della Valle d’Aosta, sormontate dallo stemma di Casa Savoia.

Tour de la Plantà

Castelli e torri  -  Gressan

Si tratta di una massiccia costruzione a pianta quadrilatera. Sorgendo su di un terreno pianeggiante, senza difese naturali, la torre aveva una struttura massiccia e mura perimetrali dello spessore di circa 2 metri.
Attualmente è ridotta a rudere.

Chiesa di Sainte-Marie-Magdeleine

Chiese e santuari  -  Gressan

La chiesa di Sainte-Marie-Magdeleine, meglio conosciuta come la Cappella della Madeleine, fu costruita nel XII secolo.

Dal XIV al XVI secolo la parrocchia della Magdeleine visse un momento di massima floridezza culturale e politica. In quei secoli molto importante fu la presenza dei nobili La Tour de Villa che, grazie al loro prestigio e potere, fecero ricostruire la chiesa arricchendola di nuovi affreschi. Nel 1786 la parrocchia cessò di esistere in quanto tale e fu unita alla parrocchia di santo Stefano; dal quel momento in avanti la chiesa fu relegata al rango di cappella.

La chiesa è costituita da un abside ed un campanile in puro stile romanico del XII secolo, sorretto da un caratteristico sperone, entrato a far parte della composizione da almeno due secoli, mentre la navata fu allungata nel 1460. La facciata della chiesa, lato ovest dell’edificio, è interamente ricoperta di affreschi, raffiguranti nell’ordine: la Messa di San Gregorio, con l’apparizione del Cristo dal cui costato sprizza il sangue che va a riempire il calice sull’altare; San Giorgio mentre combatte il drago; il maestoso San Cristoforo in procinto di attraversare un corso d’acqua e recante sulla spalla il Bambino Gesù, e, in basso a destra, le figure di Santa Marta, S. Maria Maddalena e San Lazzaro. Questi dipinti vengono attribuiti al pittore Giacomino d’Ivrea e portano la data del 1463.

Gli affreschi dell’abside e del sottarco, attribuiti sempre a Giacomino da Ivrea rimasero ricoperti da un intonaco di calce e cemento fino al 1938 quando furono portati a nuova luce. La volta dell’abside è occupata per intero dalla raffigurazione del Cristo benedicente, attorniato dai simboli dei quattro evangelisti. Sulle pareti perimetrali dell’abside, sono raffigurati i dodici apostoli e nel sottarco che divide il coro dalla navata, è affrescata in quattordici riquadri la leggenda di Santa Maria Maddalena. Boniface de La Tour fu il generoso mecenate di queste opere d’arte.

Appartengono alla chiesa ma sono ora esposti presso il museo del tesoro della cattedrale di Aosta: un magnifico crocefisso che risale al XII secolo, placcato oro e recante il Cristo coronato in rilievo, ornato da pietre preziose e smalti; una statua policroma rappresentante la Madonna Mater felicis partus del XVII secolo; un grande crocifisso in legno intagliato e dipinto del XVI secolo.

Guarda qui l'immagine 360° dell interno

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Il ponte-acquedotto romano di Pont-d'Ael

Architettura romana  -  Aymavilles

Ingresso gratuito, per le mamme accompagnate dai figli, l’11 maggio 2025

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In prossimità del villaggio di Pont d’Ael, situato sulla destra della strada che da Aymavilles conduce a Cogne, sorge un ponte-acquedotto di epoca romana sul torrente Grand-Eyvia. Si tratta di una grandiosa opera in muratura e blocchi di pietra da taglio, alta circa 56 metri e lunga più di 50.

Il monumento aveva una funzione di ponte-acquedotto. Si presenta, infatti, suddiviso in due livelli: un condotto superiore pavimentato in grosse lastre litiche squadrate (lo specus) e originariamente impermeabilizzato da apposita malta idraulica, che consentiva il passaggio dell’acqua, e un camminamento inferiore, largo circa un metro e opportunamente aerato ed illuminato, che consentiva il transito di uomini e animali.

Un’iscrizione sul fronte nord consente la datazione all’anno 3 a.C. e ne ricorda il promotore e proprietario, Caius Avillius Caimus originario di Patavium (Padova). Esponente di una facoltosa gens di imprenditori (gli Avilli) che, ormai ben insediatasi anche nel nord-ovest della Cisalpina, possedeva tutti i requisiti sociali ed economici per ambire alla gestione delle locali cave di marmo e per investire in un’attività estrattiva che sicuramente gli avrebbe dato visibilità e guadagno nell’ambito della giovane colonia di Augusta Praetoria.

Molto rari gli esempi noti di acquedotti privati che non siano collegati ad una villa o ad un possedimento terriero; il ponte-acquedotto di Pont d’Ael, infatti, si evidenzia proprio in quanto attinente ad un utilizzo dell’acqua per scopi “industriali”, adducendo l’acqua necessaria all’estrazione e alla lavorazione del marmo bardiglio le cui cave sono state individuate più a valle, in località Pesse del comune di Aymavilles. Questo tipo di marmo presenta un colore che va dal grigio-azzurro al grigio-perla venato e non è difficile riconoscerlo in gran parte dei monumenti pubblici e privati di Aosta romana.

I visitatori, dopo aver transitato nel condotto superiore, entrano nel livello pedonale attraverso l’accesso in sponda sinistra ed escono guadagnando la sponda destra dove una passerella in acciaio riproduce l’antica strada romana di servizio ricavata nella roccia naturale e che oggi in parte non esiste più a causa della natura scistosa e friabile della roccia locale. L’acquisto del biglietto è necessario soltanto nel caso in cui si voglia accedere al passaggio coperto.

(+39) 0165902252
(+39) 0165274363

Castello di Aymavilles

Castelli e torri  -  Aymavilles

Ingresso gratuito, per le mamme accompagnate dai figli, l’11 maggio 2025

Un castello unico nel suo genere che concentra nel suo aspetto esteriore fasi medievali e barocche, frutto delle iniziative architettoniche dei diversi membri della famiglia Challant che nel corso dei secoli hanno adattato l’edificio alle esigenze e al gusto dell’epoca.

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Il castello di Aymavilles è situato nell’omonimo comune in Valle d’Aosta, su una collina circondata da vigneti lungo la strada per Cogne.
Il castello è stato oggetto di un lungo e articolato intervento di recupero iniziato nel 2000, che ha coinvolto molteplici professionalità per la progettazione, gli studi e le ricerche storiche, le indagini archeologiche e i restauri.
Il restauro ha interessato sia la struttura architettonica che gli apparati decorativi interni, riuscendo a valorizzare le particolarità delle diverse campagne edilizie e dei numerosi rimaneggiamenti avvenuti nei secoli.
Numerosi aneddoti, sorprese e curiosità sono emersi dal passato durante le ricerche d’archivio e nel corso dei lavori, oggi tutti visibili durante il percorso di visita.

La storia

La prima citazione del castello risale al maggio 1207. Il castello inizia a subire notevoli trasformazioni a partire dal XIV secolo, con il passaggio agli Challant, importante famiglia nobile della Valle d’Aosta.
Nel corso del XV secolo il castello è arricchito dalle quattro torri angolari, da una doppia cinta muraria e dalla costruzione dell’ultimo piano.
Una grande campagna costruttiva risale all’epoca di Joseph-Félix de Challant quando, tra il 1713 e il 1728, gli spazi compresi tra le quattro torri angolari sono impreziositi dalle logge, decorate con eleganti elementi a stucco, mentre gli interni della dimora vengono trasformati notevolmente e resi più confortevoli.
La creazione del parco a terrazzamenti contribuisce a dare al castello l’aspetto di una moderna residenza signorile immersa nel verde, perdendo completamente quello della fortezza difensiva medievale.
Nel corso dei secoli XIX e XX, in seguito ai diversi passaggi di proprietà, il castello subisce numerosi rimaneggiamenti interni, legati al suo utilizzo dapprima come casa museo per volontà dell’ultimo discendente di casa Challant, Vittorio Cacherano della Rocca e in seguito per le villeggiature estive da parte di famiglie piemontesi e liguri. Nel 1970 il castello entra a far parte dei beni della Regione autonoma Valle d’Aosta.
Lo spazio verde del castello si estende su terrazzamenti degradanti verso il paese e fiancheggia, con la sua forma a promontorio circolare, le collinette circostanti adibite alla coltura dei vigneti. In primavera e in estate ospita eventi e concerti.
Appartengono alle pertinenze del castello le grandze, un tempo utilizzate per scopi agricoli, e le scuderie, quest’ultime oggi adibite a biglietteria.

La visita

Il percorso museale
La visita guidata e le installazioni multimediali permettono di scoprire la storia del castello attraverso le fasi salienti della sua trasformazione, legate alle diverse famiglie che lo hanno abitato.
Il percorso museale si snoda su quattro livelli:

  • Livello Ila storia delle famiglie che si sono avvicendate nel castello: al piano terreno le sale illustrano le vicende della casata Challant e dei Bombrini, ultimi proprietari del castello prima dell’acquisto da parte della Regione autonoma Valle d’Aosta
  • Livello IIil collezionismo ottocentesco, da Vittorio Cacherano della Rocca Challant alla collezione della Accademia di Sant’Anselmo: al primo piano il grande salone rappresenta il punto di snodo tra la storia del castello e la nascita della raccolta della associazione culturale valdostana nel XIX secolo a cui sono dedicate tutte le stanze di questa sezione
  • Livello IIIle stanze di Madama Giovane e la collezione della Accademia di Sant’Anselmo: l’esposizione convive con le testimonianze di vita quotidiana al castello nell’Ottocento
  • Livello IVle fasi evolutive del castello e il soffitto ligneo del Quattrocento: il sottotetto, integrandosi con le testimonianze architettoniche ancora visibili, illustra le trasformazioni dell’edificio nel corso dei secoli con il supporto di tecnologie multimediali.
(+39) 0165906040

Cappella di Santa Barbara e San Teodulo a Ozein

Chiese e santuari  -  Aymavilles

La Cappella di Santa Barbara e San Teodulo, a Ozein, è già menzionata nel 1454.

La cappella attuale risale al XVIII secolo, mentre il campanile pare del XVI. Ogni anno, nel mese di agosto, la statua di San Teodulo viene portata in processione addobbata di grappoli d’uva, per invocare un raccolto abbondante.

0165.902229

Cappella di Sant'Andrea a Pont d'Ael

Chiese e santuari  -  Aymavilles

La Cappella di Sant’Andrea, nel raccolto villaggio di Pont D’Ael, conosciuto per il suo spettacolare ponte acquedotto romano, è già menzionata nel 1693, ma è certamente più antica.

Il villaggio si trova lungo il percorso escursionistico Cammino Balteo.

0165.902229

Cappella di Sant'Anna a Cérignan

Chiese e santuari  -  Aymavilles

La Cappella di Sant’Anna, a Cerignan, risale al 1749. La sua costruzione fu finanziata dagli abitanti del villaggio, che ai tempi distava quasi due ore dalla chiesa madre di Aymavilles, per poter invocare la protezione della santa e ricevere i sacramenti in caso di malattia.

Nel 1819 la cappella era ancora in buono stato secondo in resoconto del curato Creux che parla delle due campane che ne decoravano il tetto. Ma un secolo più tardi l’edificio versava in pessime condizioni e il curato Touscoz non fu in grado di intraprendere i lavori di recupero.
La cappella fu restaurata nel 1931 ancora una volta grazie ad offerte private.

0165.902229

Chiesa di Saint-Léger

Chiese e santuari  -  Aymavilles

Appena a monte dell’abitato di Aymavilles, lungo la strada che conduce a Cogne, e lungo il percorso escursionistico del Cammino Balteo, si trova la chiesa di Saint-Léger, che risale, nelle sue forme attuali, al 1762.

Viene menzionata in una bolla del papa Eugenio III del 1145, tra le dipendenze della prevostura di Saint Gilles di Verrès. Nel 1424 fu da questa alienata al vescovo di Aosta.

La caratteristica facciata a trompe l’oeil fu dipinta nel 1856-1857 dal pittore Grange: al centro il martirio di san Leodegario, o Léger, ed ai lati i santi Giuseppe, Germano, Grato e Leonardo.

L’altare maggiore fu realizzato nel 1856 dallo scultore Freydoz, di Brusson.. L’organo fu costruito nel 1848 da G. N. Cesa.

Dell’epoca medievale si conserva il campanile, una bella torre quadrata qualche metro dalla chiesa, con guglia a forma di piramide ottagonale. Nella cella campanaria è collocata la più antica campana datata della Valle d’Aosta: fusa nel 1372 e dedicata alla Vergine Maria, reca l’iscrizione Ave Maria gratia plena, Dominus tecum. A.D. MCCCLXXII.

La cripta
Una delle più antiche della Valle d’Aosta, risale nella sua parte originaria all’ultimo quarto del X secolo. Successivamente ingrandita, doveva presentare tre navate (una sarebbe andata distrutta o inglobata nel muro settentrionale della chiesa attuale).

(+39)0165.923023
(+39) 016575301
info@grand-paradis.it

Basilica paleocristiana di San Lorenzo

Archeologia  -  Aosta

Ingresso gratuito, per le mamme accompagnate dai figli, l’11 maggio 2025

Sito incluso nel biglietto cumulativo Aosta archeologica

Sotto l’antica chiesa parrocchiale del Borgo, gli scavi archeologici hanno riportato alla luce la basilica cruciforme paleocristiana, indicata come Concilium Sanctorum , Assemblea dei Santi, perché eretta sulle tombe dei primi martiri, sepolti nell’area cimiteriale romana, sorta a sua volta su un insediamento funerario protostorico.
All’interno sono visibili parti delle strutture liturgiche, la piattaforma reliquiaria con i sepolcri dei tre vescovi vissuti tra il V e il VI sec. (Grato, Agnello, Gallo) ed altri vani tombali databili tra V e VIII sec.

(+39) 3496429216

Cimitero di Sant'Orso

Archeologia  -  Aosta

Nel vecchio cimitero del Borgo di Sant’Orso sono sepolte numerose personalità della cultura, della scienza e della politica valdostana, decedute tra la prima metà dell’Ottocento ed i primi decenni del XX secolo. Vi sorge una cappella neogotica costruita verso la metà del XIX secolo dai Conti Crotti di Castigliole che vi avevano la loro tomba di famiglia.

Nel Novecento il cimitero venne abbandonato come luogo di sepoltura a favore del cimitero aostano di viale Piccolo San Bernardo. L'antico cimitero è visitabile in alcuni periodi grazie all'assocaizione Amis du cimetière du Bourg.

(+39) 3337432902
amisducimetieredubourg@gmail.com

Mega Museo - Area megalitica di Aosta

Archeologia  -  Aosta

Ingresso gratuito, per le mamme accompagnate dai figli, l’11 maggio 2025

Prenota e acquista i tuoi biglietti online

Uno dei più interessanti siti archeologici della preistoria in Europa ma anche un luogo dove la storia ha continuato a lasciare testimonianze anche nei secoli successivi.  Vieni ad Aosta ed approfitta delle iniziative e delle visite guidate del museo e scopri tutte le novità del recente e moderno allestimento.

Il sito archeologico

L’area, riportata alla luce nel 1969, si estende per circa un ettaro e rivela uno dei più interessanti siti archeologici della preistoria in Europa: significative testimonianze di quasi cinque millenni di storia, dai momenti finali del Neolitico ai giorni nostri.
Il termine area megalitica è stato utilizzato per definire sinteticamente il ritrovamento di Aosta, che non presenta finora riscontri, all’infuori di quello, seppur parziale, con il sito di Sion, Petit-Chasseur, in Svizzera.

Per “area megalitica” si intende una porzione di terreno, più o meno estesa ma ben delimitabile, nella quale sono presenti testimonianze monumentali megalitiche multiple e di tipo diverso.
Non si tratta, infatti, di un semplice allineamento di menhir o di stele antropomorfe, oppure di una necropoli o di singole tombe dolmeniche: i ritrovamenti mostrano invece l’esistenza di un’area sacra destinata sin dall’inizio a essere sede di ricorrenti manifestazioni legate al culto e alla sepoltura.

Sono state individuate cinque fasi strutturali che, a partire dal Neolitico recente (fine del V millennio a.C.) e attraverso tutta l’Età del Rame (IV-III millennio a.C.), giunge all’Età del Bronzo (II millennio a.C.).

Configurata dapprima come un santuario all’aperto destinato al culto dei viventi, l’area assume solo negli ultimi secoli del III millennio funzioni funerarie, divenendo una necropoli privilegiata, con tombe monumentali di varia tipologia megalitica.
In ordine cronologico è possibile apprezzare: le tracce di un’aratura propiziatoria (fine V millennio a.C.) seguita dalla creazione di pozzi allineati sul cui fondo trovano posto offerte quali macine unite a resti frutti e cereali.

In un momento successivo (inizi del III millennio a.C.) si ha l’allineamento di almeno 24 pali totemici in legno orientati da Nord Est a Sud Ovest progressivamente affiancati e poi sostituiti da più di 46 imponenti stele antropomorfe, prima vera manifestazione del megalitismo in quest’area, magistrali capolavori della statuaria preistorica.

La destinazione d’uso dell’area si fa nettamente funeraria con la costruzione delle prime tombe megalitiche, probabilmente occupate da membri di eminenti famiglie della comunità, costruite totalmente fuori terra. Protagonista esemplare è la cosiddetta “Tomba 2”, eretta su un’insolita piattaforma triangolare di pietrame, utilizzata per quasi un millennio come sepoltura collettiva ospitante i resti di ben 39 individui.

Il museo

Visitare il museo comporta una discesa temporale dall’odierno alla preistoria: lungo un tragitto costellato da immagini riferite alla storia umana, le passerelle dall’ingresso del museo conducono il visitatore al livello del sito archeologico vero e proprio (a circa 6 metri sotto il livello stradale).

Si apre allo sguardo un ambiente grandioso: attraversando la dimensione del tempo, i toni delle luci colorano l’atmosfera che avvolge i reperti archeologici, il dolmen, le stele abbattute, le piattaforme, le tracce delle arature. La visita è un continuo affaccio sul sito archeologico, in una sorta di costante dialogo “interno-museo / esterno-sito”.
Spiegazioni, approfondimenti e interpretazioni sono disponibili su apparati didattici e multimediali.

Da non perdere:

  • la suggestiva Rampa del Tempo arricchita da elementi tridimensionali
  • la sorprendente Sala immersiva
  • la Grande Sala delle Stele dove ammirare 46 stele antropomorfe ritrovate nel sito.
  • La sezione dedicata alla Protostoria che illustra i grandi cambiamenti verificatisi nell’area all’inizio del II millennio a.C., quando la funzione agricola prende il sopravvento su quella funeraria: si possono osservare numerose orme umane impresse nel terreno arato ritrovate in occasione dei più recenti scavi archeologici. In questo spazio, inoltre, si apprezza il grande tumulo funerario dell’Età del Ferro (I millennio a.C.) con il suo piano di calpestio originale.
  • al piano superiore protagonista è l’epoca romana declinata in due sezioni: una dedicata alla vita quotidiana in ambiente rustico, e l’altra alle necropoli scavate nel corso degli anni lungo la strada, al di sotto della chiesa parrocchiale e della scuola materna: si trovano 20 tombe connotate da corredi ricchissimi, nonché da pratiche e rituali funerari molto diversi tra loro per cronologia e tipologia.
  • conclude il percorso la sezione medievale che presenta le testimonianze gravitanti intorno alla chiesetta romanica di Saint Martin.

Presenti anche un ampio spazio relax, un'area dedicata ad esposizioni temporanee e una sala conferenze di 160 posti.

 

(+39) 0165552420
beniculturali@regione.vda.it

Acquedotto Grand Arvou

Architettura  -  Aosta

Sopra Aosta, nella frazione Porossan, in località Chiou, si trova questo maestoso ponte-acquedotto, situato sul canale “ru Prévôt”. Si tratta di una spettacolare costruzione in muratura di pietrame e calce, parzialmente intonacata, lunga circa 70 metri, che permette al canale di superare il sottostante vallone percorso dal torrente Parléaz, tra le località Neyves e Serod (Porossan) di Aosta. Il ponte ha l’aspetto di un maestoso edificio e questo sia perché dotato di un tetto di copertura in lose, sia per la presenza di alcune finestrelle che illuminano l’interno permettendone l’ispezione.

I “rus” sono opere di canalizzazione per portare l’acqua nelle zone più aride della regione.
Questa fitta rete di canali, la più completa e organizzata della catena alpina, è riconducibile al Medioevo, fra l’inizio del XIII e la fine del XV secolo, quando il clima caldo e asciutto e la scarsità delle precipitazioni resero necessarie nuove strutture irrigue. I rus, passando attraverso boschi, pascoli e colline, scendono fino alla vallata centrale, convogliando verso gli abitati l’acqua attinta dall’alto corso dei torrenti, rendendo fertili i costoni montuosi.

Il Ru Prévôt prende il nome dal prevosto della Cattedrale Enrico di Quart che lo fece edificare nel 1288 e comprende nel suo tracciato l’acquedotto di Porossan, lungo 70 metri, definito dall’abbé Henry, storico, scrittore e alpinista, “uno dei più bei monumenti che ci abbia conservato il Medioevo”.

Casa di Sant'Anselmo

Architettura  -  Aosta

La tradizione vuole che questo edificio, ubicato in via Sant’Anselmo 66, abbia visto nascere Anselmo d’Aosta (1033 – 1109), che sarebbe diventato abate del monastero di Bec in Normandia e poi arcivescovo di Canterbury in Inghilterra.
Anselmo d’Aosta è famoso come teologo e filosofo; il suo nome è in particolare legato alla prova “ontologica” dell’esistenza di Dio.

Proprietà privata - non visitabile.

Hôtel des Etats

Architettura  -  Aosta

È l’appendice occidentale (a sinistra, guardando la facciata) del palazzo del Municipio di Aosta. L’edificio è stato eretto nel 1724 (è quindi antecedente al Municipio); in esso si svolgevano le sedute dell’Assemblea Generale degli Stati, presieduta dal Vescovo e dal Balivo, si riuniva il “Conseil des Commis” ed avevano sede gli archivi del Ducato di Aosta.

Attualmente il palazzo ospita alcuni uffici comunali, nonché esposizioni temporanee.

Sito non accessibile ai disabili.

Municipio - Hôtel de Ville

Architettura  -  Aosta

Il grande palazzo porticato in stile neoclassico fu costruito nel 1839 sul sito del convento francescano dei Cordeliers, gravemente danneggiato dalle truppe rivoluzionarie francesi.
Le due fontane ottocentesche sulla facciata simboleggiano i due corsi d’acqua della città, la Dora Baltea e il Buthier.
La piazza antistante, oggi dedicata a Emile Chanoux, martire della Resistenza, fu ricavata demolendo la chiesa di San Francesco, annessa al convento.
In orario di apertura degli uffici comunali, si possono visitare lo scalone e l’atrio, in cui si trova un pregevole plastico della Valle d’Aosta.

Palazzo Ansermin

Architettura  -  Aosta

Edificio, ricco di elementi architettonici degni di nota, situato in via Porta Praetoria 42-52, ma accessibile anche da piazza Plouves.
E’ stato costruito all’inizio del XVIII secolo da François René di Nus (era infatti chiamato “Palazzo dei baroni di Nus”).

La proprietà passò nel 1800 alla famiglia Ansermin.
Durante la costruzione dell’Hôtel de Ville (1836 – 1842) il palazzo ospitò gli uffici amministrativi della città di Aosta.

Privato - visitabile l’androne

Palazzo Roncas

Architettura  -  Aosta

Situato sulla piazza omonima, il palazzo fu fatto costruire nel 1606 da Pierre-Léonard Roncas, primo segretario di stato del Duca di Savoia Carlo Emanuele I. Divenne in seguito sede dell’amministrazione sabauda, di sottoprefettura in età napoleonica e di intendenza.
Le volte dell’atrio, dello scalone e del loggiato che si affacciano sul cortile interno sono decorate con affreschi di scuola italiana, raffiguranti scene mitologiche, naturalistiche e con segni dello zodiaco, di gusto manieristico.

Il palazzo, in passato sede del comando del Gruppo Carabinieri di Aosta, non è visitabile

Palazzo Vescovile

Architettura  -  Aosta

Sito in Via des Sales n° 3, il palazzo vescovile, restaurato alla fine del XIX secolo, è collegato con la Cattedrale di Santa Maria Assunta per mezzo di una galleria, iniziata nel 1667 e terminata circa un secolo più tardi.
Nel salone detto “di Cognia” si tennero, tra il 1222 e il 1466, le Udienze Generali, un’ istituzione di giustizia tenuta periodicamente dai duchi di Savoia.
In un’altra sala sono invece conservati medaglioni affrescati con i ritratti dei vescovi aostani.

Arco di Augusto

Architettura romana  -  Aosta

Appena passato il ponte sul torrente Buthier, lungo la strada che portava alla monumentale Porta Praetoria, principale via di accesso alla città romana, fu innalzato l’arco onorario dedicato all’imperatore Augusto
Si trattava di un segno eloquente della presenza e della potenza di Roma che nel 25 a.C. aveva definitivamente sconfitto il popolo dei Salassi e fondato la nuova colonia.

L’arco, che si caratterizza per la sua severa imponenza, tipica dell’architettura del tardo periodo repubblicano, è a un solo fornice a tutto sesto, largo metri 8,29 come la strada che lo attraversava. I pilastri che lo fiancheggiano presentano ai quattro angoli delle semicolonne su basi attiche sormontate da capitelli corinzi, le stesse che scompartiscono le facciate e i lati. In origine queste superfici erano interrotte dai rilievi con probabile figurazione a trofei che erano collocati nelle quattro nicchie della facciata.

Una trabeazione dorica a triglifi e metope chiude in alto quel che rimane del monumento, da secoli privo dell’attico sul quale era apposta, a lettere di bronzo, l’iscrizione dedicatoria. Nel medioevo l’Arco era denominato “Saint-Vout” da una immagine del Salvatore che vi era stata collocata e sostituita in seguito col Crocifisso. Nel 1716 il Conseil des Commis decise di preservare il monumento dalle infiltrazioni d’acqua ricoprendolo con un tetto d’ardesia. L’Arco fu definitivamente restaurato dal negli anni 1912-1913; uno scavo nelle sue vicinanze, risalente ai primi anni del ’900, portò alla luce due grandi lettere in bronzo dorato, con tutta probabilità appartenenti all’iscrizione dedicatoria.

  • Monumento simbolo della città di Aosta
  • Uno dei punti di partenza per la visita a piedi della città

Area funeraria fuori Porta Decumana

Architettura romana  -  Aosta

Avviso: chiusa temporaneamente per lavori

Questa importante necropoli di epoca romana si trova a circa 200 metri dalla Porta Decumana, lungo la strada che conduceva alla Alpis Graia (colle del Piccolo San Bernardo).
È un rinvenimento analogo a quello di altre necropoli site presso la Porta Praetoria e la Porta Principalis Sinistra, altri accessi ad Augusta Praetoria (Aosta).
Il sito ha avuto un lungo periodo d’uso, dal I secolo d.C. fino alla fine del primo millennio, quando iniziò il progressivo abbandono. La necropoli è stata quindi usata sia in epoca romana sia in epoca paleocristiana; era abbastanza usuale la compresenza di sepolture pagane e cristiane, così come molto simili erano i riti legati al culto dei defunti.
Nell’area troviamo tre mausolei con destinazione funeraria ad aula rettangolare, noti come cellae memoriae , risalenti al IV secolo. Una basilica paleocristiana , la cui datazione va dalla fine del IV a tutto il V secolo, ha evidenti somiglianze con edifici cristiani analoghi sorti su necropoli romane fuori le mura, quali la Chiesa di San Lorenzo e la Chiesa di Santo Stefano.

  • Ingresso gratuito
  • Accesso solo su prenotazione
(+39) 0165.275911

Criptoportico forense

Architettura romana  -  Aosta

Ingresso gratuito, per le mamme accompagnate dai figli, l’11 maggio 2025

Sito incluso nel biglietto cumulativo Aosta archeologica

Si è molto discusso sulla specifica destinazione di questo monumento che è datato all’epoca augustea; suo scopo principale era di costituire una struttura di contenimento e di regolarizzazione del terreno che in quella zona della città doveva essere in leggera pendenza da nord a sud e creava un dislivello tra l’area sacra e l’adiacente platea forense. Oltre a questa sicura funzione strutturale, è stata nel tempo avanzata l’ipotesi che la parte seminterrata potesse servire da magazzino e da granaio militare (horreum), ma in seguito agli ultimi studi ci si sente di escludere radicalmente tale destinazione d’uso, sia per l’aspetto strutturale del monumento, sia per la sua particolare ubicazione, sia in seguito al confronto con altri esemplari analoghi. Il colonnato marmoreo (porticus triplex) che lo sovrastava (ormai distrutto e del quale non rimangono evidenze archeologiche in situ) fungeva invece da scenografica cornice ai due originari templi gemelli della terrazza sacra.

Ci troviamo qui nel settore nord del complesso forense di età romana, proprio di fronte all’ingresso della Cattedrale, in corrispondenza di un’area sacra sopraelevata, a sua volta divisa da quella a destinazione civile e commerciale (piazza Severino Caveri), grazie al passaggio di un decumano minore, all’incirca corrispondente all’attuale via Mons. De Sales.

Dal punto di vista tecnico-planimetrico il criptoportico di Aosta si articola in tre bracci disposti a ferro di cavallo e internamente divisi in due navate voltate a botte con una sequenza centrale di archi ribassati. I due bracci laterali misurano m 71,80; quello centrale, più esteso, raggiunge una lunghezza interna di m 87,10.

In origine due accessi monumentali dovevano aprirsi alle estremità delle ali laterali aprendosi ai lati della scalinata centrale.
Le gallerie sono illuminate da una serie di finestrelle strombate che assicurano anche un idoneo ricambio d’aria; nel corso dell’anno la temperatura all’interno del criptoportico si mantiene costante.

Confrontato con tutti quei casi, vecchi e nuovi, italici e provinciali, che la letteratura archeologica ha definito e continua a definire come esempi di criptoportico pubblico, in particolar modo forense, anche l’esemplare aostano potrebbe essere interpretabile come una struttura di prestigio legata tanto al culto imperiale, quanto all’autocelebrazione dei notabili locali così come delle corporazioni religiose o professionali cittadine.
E’ pertanto legittimo supporre che i criptoportici possano essere letti come ambienti dotati di una funzione politico-liturgica particolare: una sorta di luogo “cerniera” tra il sacro (l’area sacra e i relativi edifici templari) ed il profano (cioè la vera e propria “pubblica piazza”).

Come sembrano poi documentare alcune carte medievali, le strutture del Criptoportico continuarono ad essere utilizzate anche nei secoli successivi, quando vennero trasformate in cantine e denominate, per consuetudine popolare, “Marché des Romains”.

  • Uno dei monumenti sotterranei romani meglio conservati
  • Interessante il video che ricostruisce le fasi della sua costruzione
  • Nel cuore del centro pedonale di Aosta
(+39) 3357981505

La cinta muraria

Architettura romana  -  Aosta

La cinta muraria di Augusta Praetoria formava un rettangolo di 727 m per 574 ed era costituita da uno strato interno di ciottoli fluviali e malta e uno esterno di blocchi di travertino.
Tratti in cui sono ancora ben visibili: via Hotel des Monnaies, via Carducci, via Carrel (in corrispondenza della stazione degli autobus), via Monte Solarolo, via Abbé Chanoux. In via Festaz, specialmente al suo incrocio con via Vevey, si possono vedere le brecce aperte nelle mura per il passaggio delle moderne vie cittadine.

Le Torri

Architettura romana  -  Aosta

Le torri erano due per ogni porta, quattro angolari, piu altre otto: venti in tutto. Per il loro numero, per la forte sporgenza verso l’esterno e per il risalto dato loro da un doppio ordine di finestrelle arcuate poste su tutti e quattro i lati, bisogna pensare che la loro funzione fosse anche quella di fungere da elemento decorativo: la cinta muraria, infatti, non era stata costruita solo con un intento difensivo, ma pure col desiderio di creare una delimitazione monumentale dell’area urbana.
Nei secoli successivi alla caduta dell’impero romano, Aosta conobbe una fase di abbandono e di forte declino; nel corso del medioevo gli abitanti tornarono a poco a poco, le abitazioni si strinsero lungo le vie principali e i nobili appoggiarono le loro case forti e i loro castelli alle vecchie mura. Molti bastioni furono adattati a dimora feudale, e alcune torri sopraelevate e trasformate utilizzando il paramento esterno delle mura che venne in gran parte asportato.
Le sole torri che hanno parzialmente conservato l’aspetto originario sono quelle del Lebbroso e del Pailleron, restaurata, quest’ultima, da Alfredo D’Andrade nel 1894.
A nord-ovest della città, dalle mura romane si erge la suggestiva Tour Neuve, mentre all'angolo nord orientale, la Torre dei Balivi si pregia di ospitare la scuola di musica “Conservatoire de la Vallée d’Aoste”.
Accanto all’area archeologica del Teatro Romano è possibile ammirare la Tour Fromage ; a sud delle mura sorge infine la leggendaria Torre di Bramafam.