Patrimonio culturale: Aosta, Saint-Pierre, Sarre

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Castello Reale di Sarre

Castelli e torri  -  Sarre

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Una dimora reale che racconta la storia della famiglia Savoia e della tradizione venatoria della casa reale e della nobiltà. Il castello è in posizione panoramica e si trova a pochi chilometri da Aosta e dalla zona turistica del Gran Paradiso.

La storia

Il castello sorge in località Lalex, su un promontorio che domina la piana aostana sopra la strada statale per il Monte Bianco, poco oltre il bivio per Cogne.

Costruito nel 1710 da Giovanni Francesco Ferrod di Arvier sui resti di una casa forte del 1242, dopo vari passaggi di proprietà fu acquistato nel 1869 dal re d’Italia Vittorio Emanuele II, che lo ristrutturò e lo utilizzò come residenza durante le sue battute di caccia in Valle d’Aosta.
Il castello reale di Sarre, entrato a far parte del patrimonio privato di Sua Maestà, divenne allora il quartiere generale utilizzato dal re d’Italia per le sue spedizioni nelle valli di Cogne, Rhêmes e Valsavarenche.

Per ospitare il primo re d’Italia la dimora subì alcune modifiche, tra le quali la sopraelevazione della torre e la costruzione di una nuova scuderia. All’interno, gli ambienti furono completamente ristrutturati e rimodernati. Il conservatore del Reale Palazzo di Milano venne appositamente incaricato dell’ammobiliamento, cui provvide trasferendo gli arredi da altre reali residenze.

Anche il successore di Vittorio Emanuele, Umberto I (1844-1900) destinò il castello alpino ad usi legati alla pratica venatoria.

Negli ultimi anni del suo regno, Umberto I rivolse una particolare attenzione alla residenza di Sarre, di cui promosse il rinnovamento interno. Tra i lavori realizzati in quell’occasione, figurano le importanti campagne decorative degli ambienti monumentali, ornati con trofei di stambecco e di camoscio.
Il castello fu abitato per villeggiatura dalla regina Maria José anche negli anni successivi alla monarchia.

Nel 1989 la Regione Valle d´Aosta ha acquistato il complesso per restaurarlo. Il castello, che si presenta come un corpo longitudinale con una torre quadrata posta nel centro, può essere considerato un museo della presenza sabauda in Valle d´Aosta.

La visita

Il percorso di visita si snoda su tre piani:

  • il piano terreno è allestito in forma museale ed introduce alla visita guidata dei piani superiori; alcune sale sono dedicate al tema venatorio ed illustrano il territorio, le modalità di gestione e le specificità tecniche delle cacce reali.
  • il primo piano, che ancora conserva gli arredi e l’aspetto assunto nella seconda metà del XIX secolo, rievoca la dimensione abitativa della fase umbertina del castello; gli ambienti si presentano, con alcune eccezioni, con i mobili documentati dall’inventario del 1890 e con l’arredo tessile descritto dallo stesso inventario e riprodotto sulla base di alcuni campioni originali conservati nell’Archivio di Stato di Torino.
  • al secondo piano, l’allestimento presenta una ambientazione per scansioni cronologiche legate ai componenti della dinastia sabauda che hanno vissuto nel castello dall’inizio del Novecento al secondo dopoguerra.
(+39) 0165257539

Chiesa parrocchiale di Saint-Eustache

Chiese e santuari  -  Sarre

La parrocchia di Saint-Eustache di Chesallet risale al XVIII secolo ad esclusione del campanile (XIV secolo).
Dal 1992 la parrocchia di Chesallet ha inaugurato la sua nuova chiesa, dedicata a Notre-Dame-de-Liesse ed eretta nel villaggio di Montan.

Chiesa parrocchiale di Saint-Maurice

Chiese e santuari  -  Sarre

La chiesa parrocchiale di Saint-Maurice, ricostruita nel 1643 ed ampliata nel 1894, rivela le sue antiche origini nel campanile di epoca romanica, edificato probabilmente intorno alla fine dell’ XI secolo.

Dell’antica chiesa rimane da visitare l’abside semicircolare dove è possibile ammirare i notevoli affreschi attribuiti alla bottega di Giacomino da Ivrea, realizzati attorno al 1430.
Al centro del catino, Cristo pantocratore in mandorla circondato dai simboli dei quattro evangelisti. Sul lato sinistro la figura di san Maurizio a cavallo e gli stemmi del vescovo Oger Moriset, committente del ciclo pittorico, e di Guglielmo di Monthey, priore di Sainte-Hélène da cui dipese la parrocchiale di Sarre fino al 1573. Sui piedritti dell’arco trionfale, a sinistra, l’Uomo dei Dolori (Ecce Homo), a destra, il profeta Michea, san Simone e frammenti di figure di apostoli e profeti.

La chiesa nel tempo fu oggetto di sostanziali modifiche, in particolare a fine ’800, quando su iniziativa del parroco Thomas Lale Murix di Saint-Pierre fu allungata di 5 metri e alzata di 1,20 metri circa.

Nei locali del museo di arte sacra della chiesa di Saint-Maurice sono custoditi oggetti d’arte sacra quali sculture lignee, oreficeria e tessuti, che provengono dalle cappelle di Ville-sur-Sarre, Bellun, Champé, nonché dalla stessa chiesa parrocchiale.
L’esposizione è ricca di pezzi di grande valore artistico tanto da essere, in Valle d’Aosta, seconda solo ai musei ecclesiastici aostani.
Tra le opere di maggior pregio:

  • la statua lignea colorata di saint Maurice a cavallo, dell’inizio XV secolo, in noce, dello scultore di Moron (Saint-Vincent), una delle rare rappresentazioni del Santo non pedestre;
  • di scultura svizzero tedesca (forse Lucerna) la splendida statua lignea dipinta, del XIV- XV secolo un unicum fra le Pietà valdostane per la sua verticalità;
  • fra gli oggetti di oreficeria, risalenti dal XIV al XVII secolo, tre croci astili e numerosi calici in argento dorati di pregevole fattura e tre reliquiari, uno proveniente dal priorato di Sainte-Hélène-de-Sinçod in rame dorato.

Guarda qui l'immagine 360° dell interno 

Castello di Saint-Pierre

Castelli e torri  -  Saint-Pierre

Sabato 17 maggio 2025: apertura straordinaria con visita libera gratuita al Museo dalle 19:00 alle 23:00
Domenica 18 e giovedì 22 maggio 2025: ingresso gratuito al Museo.

Il castello è chiuso dal 10 al 15 giugno 2025 e dal 26 novembre al 4 dicembre 2025

Collocato su uno sperone roccioso in località Tache, inconfondibile per la sua foggia fiabesca, il castello di Saint Pierre rappresenta un unicum nel suo genere.

Le famose quattro torrette laterali (aggiunte nell´800) rendono quasi disneyano quello che risulta essere uno tra i più antichi manieri della regione. La struttura primitiva dovrebbe risalire al XII secolo in quanto, nella famosa Carta delle Franchigie del 1191, figurano i nomi dei fratelli de castro Sancti Petri, comproprietari di una parte del castello. Tra i proprietari che si susseguirono merita una citazione Pietro Filiberto Roncas, che ampliò il castello e diede al suo interno numerosi ricevimenti.

Da allora, era il Seicento, il castello subì alcune modifiche e soprattutto cambiò più volte i proprietari sino ai giorni nostri dove, divenuto di proprietà del Comune di Saint Pierre venne utilizzato come sede del Museo Regionale di Scienze Naturali dal 1985 fino alla sua chiusura, resasi necessaria per lavori di restauro.

Messe in sicurezza le strutture architettoniche e consolidati i solai lignei ed i pavimenti, sono stati installati nuovi impianti tecnologici ed un ascensore. Il restauro delle facciate esterne e delle sale interne ha permesso la riallestimento del museo e la sua riapertura a fine 2022.

Guarda il video del Castello di Saint Pierre

museoscienze@regione.vda.it

Castello Sarriod de La Tour

Castelli e torri  -  Saint-Pierre

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L’esistenza della nobile famiglia Sarriod, legata politicamente ma non da vincoli di parentela ai signori di Bard, è attestata fin dal XII secolo. Rimangono comunque oscure le origini del castello, situato a Saint-Pierre in una zona pianeggiante a poca distanza dalla strada statale.
L’impianto più antico comprendeva la cappella e la torre centrale a pianta quadrata (donjon) circondata da una cinta muraria, configurazione tipica dei castelli valdostani risalenti al X-XII secolo.

Nel 1420 Jean Sarriod fece costruire, dove già esisteva la torre denominata fin dal XIV secolo “turris Sariodorum”, un vero e proprio castello con funzioni di rappresentanza mediante l’aggiunta di una serie di corpi al donjon preesistente. A questo intervento risalgono la realizzazione della scala a chiocciola della torre (viret) e l’inserimento delle finestre crociate in pietra da taglio caratteristiche del Quattrocento valdostano. Nel 1478 il figlio di Jean, Antoine Sarriod de la Tour, trasformò la cappella intitolata alla Vergine e a San Giovanni Evangelista, occasione in cui furono realizzati gli affreschi esterni con la Crocifissione e San Cristoforo e fu elevato il piccolo campanile. Nell’ala nord, al piano terreno, si apre un vasto locale di servizio con copertura in legno; al primo piano è situata la cosiddetta “sala delle teste”, che prende il nome dalla decorazione del soffitto ligneo.
Nel tardo XV secolo la cinta muraria venne munita di torri difensive a pianta circolare e semicircolare e fu aperto sul lato orientale il nuovo ingresso al castello con portale a sesto acuto e archivolto scolpito recante lo stemma dei Sarriod.

La discontinuità fra le quote di livello nei vari ambienti attesta i diversi interventi succedutisi nei secoli successivi. Nel XVI secolo sorse l’ala che oggi costituisce il prospetto orientale, la torre all’angolo nord risale al XVII secolo e alcuni frammenti di pitture murarie e un camino in stucco sono della prima metà del ‘700.
Il castello rimase di proprietà dei Sarriod de la Tour fino al 1923 quindi passò alla famiglia Bensa di Genova. Dal 1970 appartiene alla Regione autonoma Valle d’Aosta.

(+39) 0165904689

Chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo

Chiese e santuari  -  Saint-Pierre

L’attuale chiesa di Saint-Pierre fu costruita interamente nel 1871-72 sui resti delle precedenti chiese di origine medievale. L’edificio è a pianta rettangolare ad una sola navata: i fratelli Alessandro ed Auguste Artari hanno decorato, nei primi anni del Novecento, la facciata e la volta e hanno raffigurato l’ultima Cena, gli evangelisti e alcuni santi valdostani sull’altare maggiore in marmo bianco, sormontato da una bella tela dipinta dallo Stornone nel 1889 in cui si distinguono Nostro Signore e San Pietro. La grande cornice è un’opera dello scultore Comoletti.
La chiesa ospita un pulpito in noce del diciottesimo secolo i cui pannelli intagliati rievocano la vita di San Pietro. Il campanile risale al dodicesimo secolo: si tratta di una torre squadrata in pietra intonacata che presenta feritoie dalla base alla cima e aperture a uno, due e fino a tre vani nell’alloggiamento delle campane.

(+39)0165903015

Museo all'aperto Mont Fallère

Musei  -  Saint-Pierre

Lungo il percorso che da Vetan porta al rifugio Mont Fallère, tra i rami e dietro i sassi si affacciano piccole creature del bosco: il gufo, le civette, il falco e i leprotti, la marmotta, il picchio, il gallo cedrone, la volpe e l’aquila, per citarne alcun, mentre tra gli alberi gli gnomi curiosi spiano l’escursionista.

Avvicinandosi al rifugio le sculture diventano più grandi: ed ecco il nonno che indica ai nipoti la direzione per il rifugio, la coppia di camosci e quella di stambecchi ma anche un montanaro che, colto da necessità improvvise, si nasconde dietro un sasso.

Le sculture del museo a cielo aperto fatta eccezione per la madonna inserita in una grotta, sono realizzate in maniera più rustica e utilizzando essenze lignee meno pregiate ma sicuramente più adatte a resistere all’esterno.
Passo dopo passo sarà la curiosità a guidare i visitatori in una caccia al tesoro tra statue di legno e profumi di montagna.

La maggior parte delle opere (circa 100/120) sono state realizzate dallo scultore valdostano, nonché proprietario del rifugio, Siro Viérin.

(+39) 3661745090
3391791023
info@rifugiomontfallere.it

Museo regionale di Scienze Naturali

Musei  -  Saint-Pierre

    Sabato 17 maggio 2025: apertura straordinaria con visita libera gratuita al Museo dalle 19:00 alle 23:00    
    Domenica 18 e giovedì 22 maggio 2025: ingresso gratuito al Museo

    Il museo è chiuso dal 10 al 15 giugno 2025 e dal 26 novembre al 4 dicembre 2025.

Il Museo regionale di Scienze naturali Efisio Noussan offre un’esperienza unica nel cuore di un castello storico, dove passato e natura si intrecciano.
Il doppio registro di visita ti consente di conoscere, al tempo stesso, la storia del castello, scoprendo anche le parti storiche ancora presenti, come camini, arredi, decorazioni e stemmi, ma anche la fauna, la flora e l’ambiente naturale della Valle d’Aosta grazie a un allestimento interattivo e multimediale.

Qui puoi trovare anche la marmotta del Lyskamm, considerata il più antico reperto mummificato rinvenuto in Italia.

Il percorso di visita si articola in 16 sale poste al piano terra e ai due piani superiori.

  • 1 -Sala degli stemmi
    Scopri le origini del castello e gli stemmi nobiliari con ricostruzioni virtuali
  • 2 -Sala delle differenze: dai vigneti al Polo Nord
    La Valle d’Aosta vanta una straordinaria biodiversità: dai vigneti della bassa valle ai ghiacciai del Monte Bianco, il paesaggio cambia come in un viaggio dal Mediterraneo all’Artico. Un percorso tra piani altitudinali, aree protette, parchi naturali e giardini alpini svela la ricchezza di questo ambiente unico.
  • 3 -Sala del tempo: il vecchio museo di scienze naturali
    La storia del museo è raccontata, dalla sua istituzione ai giorni nostri, attraverso esposizioni storiche e arredi originali.
  • 4 -Sala delle rocce: le pietre raccontano
    Esplora la geologia alpina della Valle d’Aosta
    Dal granito del Monte Bianco allo gneiss del Gran Paradiso, dalle linee svettanti del Cervino alle forme dolomitiche delle Cime Bianche - attraverso campioni di rocce e interviste virtuali con un geologo.
  • 5 -Sala delle Miniere
    Nella saletta al piano interrato si racconta la tradizione di estrazione mineraria della regione.
  • 6 -Sala dei versanti: il diritto e il rovescio
    L’esposizione al sole (l’adret) e l’ombra (l’envers) modellano ambienti e coltivazioni, influenzando il clima e la vita alpina.
  • 7 -Sala degli Abbés Savants
    Un omaggio ai preti scienziati che hanno contribuito alla conoscenza naturalistica della regione.
  • 8 -Sala Noussan
    Dedicata al fondatore del museo e alla sua passione per la natura valdostana.
  • 9 e 10 -Sale dell’acqua: la forza creatrice
    Il ruolo vitale dell’acqua, dalle sorgenti ai ghiacciai, con diorami e un’esperienza sonora suggestiva.
  • 11 -Sala della foresta: la vita segreta
    Una passeggiata notturna tra suoni e ombre, scoprendo gli abitanti segreti del bosco.
  • 12 -Sala della vertigine, gli abitatori del vuoto
    La vita sulle rocce tra piante, animali e l’ingegno umano nelle terre alte.
  • 13 e 14 -Sale della prateria - le quattro stagioni
    Un viaggio attraverso le stagioni alpine tra fioriture, pascoli e tracce della fauna selvatica.
  • 15 -Sala del gelo: ghiaccio vivo
    I ghiacciai raccontati come testimoni del cambiamento climatico e dell’alpinismo.
  • 16 -Sala delle emozioni
    Chiude il percorso con spettacolari panorami della Valle d’Aosta, lasciando un senso di meraviglia e curiosità.

Un museo che non è solo esposizione, ma un viaggio tra storia, natura ed esplorazione interattiva, per scoprire la Valle d’Aosta con occhi nuovi.

 

(+39) 016595931
(+39) 0165862500
museoscienze@regione.vda.it

Basilica paleocristiana di San Lorenzo

Archeologia  -  Aosta

In occasione della 48ª Giornata Internazionale dei Musei promossa dall’ICOM– International Council of Museums, sabato 17 e domenica 18 maggio 2025 ingresso gratuito.

Sito incluso nel biglietto cumulativo Aosta archeologica

Sotto l’antica chiesa parrocchiale del Borgo, gli scavi archeologici hanno riportato alla luce la basilica cruciforme paleocristiana, indicata come Concilium Sanctorum , Assemblea dei Santi, perché eretta sulle tombe dei primi martiri, sepolti nell’area cimiteriale romana, sorta a sua volta su un insediamento funerario protostorico.
All’interno sono visibili parti delle strutture liturgiche, la piattaforma reliquiaria con i sepolcri dei tre vescovi vissuti tra il V e il VI sec. (Grato, Agnello, Gallo) ed altri vani tombali databili tra V e VIII sec.

(+39) 3496429216

Cimitero di Sant'Orso

Archeologia  -  Aosta

Nel vecchio cimitero del Borgo di Sant’Orso sono sepolte numerose personalità della cultura, della scienza e della politica valdostana, decedute tra la prima metà dell’Ottocento ed i primi decenni del XX secolo. Vi sorge una cappella neogotica costruita verso la metà del XIX secolo dai Conti Crotti di Castigliole che vi avevano la loro tomba di famiglia.

Nel Novecento il cimitero venne abbandonato come luogo di sepoltura a favore del cimitero aostano di viale Piccolo San Bernardo. L'antico cimitero è visitabile in alcuni periodi grazie all'assocaizione Amis du cimetière du Bourg.

(+39) 3337432902
amisducimetieredubourg@gmail.com

Mega Museo - Area megalitica di Aosta

Archeologia  -  Aosta

In occasione della 48ª Giornata Internazionale dei Musei promossa dall’ICOM– International Council of Museums, sabato 17 e domenica 18 maggio 2025 ingresso gratuito.

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Uno dei più interessanti siti archeologici della preistoria in Europa ma anche un luogo dove la storia ha continuato a lasciare testimonianze anche nei secoli successivi.  Vieni ad Aosta ed approfitta delle iniziative e delle visite guidate del museo e scopri tutte le novità del recente e moderno allestimento.

Il sito archeologico

L’area, riportata alla luce nel 1969, si estende per circa un ettaro e rivela uno dei più interessanti siti archeologici della preistoria in Europa: significative testimonianze di quasi cinque millenni di storia, dai momenti finali del Neolitico ai giorni nostri.
Il termine area megalitica è stato utilizzato per definire sinteticamente il ritrovamento di Aosta, che non presenta finora riscontri, all’infuori di quello, seppur parziale, con il sito di Sion, Petit-Chasseur, in Svizzera.

Per “area megalitica” si intende una porzione di terreno, più o meno estesa ma ben delimitabile, nella quale sono presenti testimonianze monumentali megalitiche multiple e di tipo diverso.
Non si tratta, infatti, di un semplice allineamento di menhir o di stele antropomorfe, oppure di una necropoli o di singole tombe dolmeniche: i ritrovamenti mostrano invece l’esistenza di un’area sacra destinata sin dall’inizio a essere sede di ricorrenti manifestazioni legate al culto e alla sepoltura.

Sono state individuate cinque fasi strutturali che, a partire dal Neolitico recente (fine del V millennio a.C.) e attraverso tutta l’Età del Rame (IV-III millennio a.C.), giunge all’Età del Bronzo (II millennio a.C.).

Configurata dapprima come un santuario all’aperto destinato al culto dei viventi, l’area assume solo negli ultimi secoli del III millennio funzioni funerarie, divenendo una necropoli privilegiata, con tombe monumentali di varia tipologia megalitica.
In ordine cronologico è possibile apprezzare: le tracce di un’aratura propiziatoria (fine V millennio a.C.) seguita dalla creazione di pozzi allineati sul cui fondo trovano posto offerte quali macine unite a resti frutti e cereali.

In un momento successivo (inizi del III millennio a.C.) si ha l’allineamento di almeno 24 pali totemici in legno orientati da Nord Est a Sud Ovest progressivamente affiancati e poi sostituiti da più di 46 imponenti stele antropomorfe, prima vera manifestazione del megalitismo in quest’area, magistrali capolavori della statuaria preistorica.

La destinazione d’uso dell’area si fa nettamente funeraria con la costruzione delle prime tombe megalitiche, probabilmente occupate da membri di eminenti famiglie della comunità, costruite totalmente fuori terra. Protagonista esemplare è la cosiddetta “Tomba 2”, eretta su un’insolita piattaforma triangolare di pietrame, utilizzata per quasi un millennio come sepoltura collettiva ospitante i resti di ben 39 individui.

Il museo

Visitare il museo comporta una discesa temporale dall’odierno alla preistoria: lungo un tragitto costellato da immagini riferite alla storia umana, le passerelle dall’ingresso del museo conducono il visitatore al livello del sito archeologico vero e proprio (a circa 6 metri sotto il livello stradale).

Si apre allo sguardo un ambiente grandioso: attraversando la dimensione del tempo, i toni delle luci colorano l’atmosfera che avvolge i reperti archeologici, il dolmen, le stele abbattute, le piattaforme, le tracce delle arature. La visita è un continuo affaccio sul sito archeologico, in una sorta di costante dialogo “interno-museo / esterno-sito”.
Spiegazioni, approfondimenti e interpretazioni sono disponibili su apparati didattici e multimediali.

Da non perdere:

  • la suggestiva Rampa del Tempo arricchita da elementi tridimensionali
  • la sorprendente Sala immersiva
  • la Grande Sala delle Stele dove ammirare 46 stele antropomorfe ritrovate nel sito.
  • La sezione dedicata alla Protostoria che illustra i grandi cambiamenti verificatisi nell’area all’inizio del II millennio a.C., quando la funzione agricola prende il sopravvento su quella funeraria: si possono osservare numerose orme umane impresse nel terreno arato ritrovate in occasione dei più recenti scavi archeologici. In questo spazio, inoltre, si apprezza il grande tumulo funerario dell’Età del Ferro (I millennio a.C.) con il suo piano di calpestio originale.
  • al piano superiore protagonista è l’epoca romana declinata in due sezioni: una dedicata alla vita quotidiana in ambiente rustico, e l’altra alle necropoli scavate nel corso degli anni lungo la strada, al di sotto della chiesa parrocchiale e della scuola materna: si trovano 20 tombe connotate da corredi ricchissimi, nonché da pratiche e rituali funerari molto diversi tra loro per cronologia e tipologia.
  • conclude il percorso la sezione medievale che presenta le testimonianze gravitanti intorno alla chiesetta romanica di Saint Martin.

Presenti anche un ampio spazio relax, un'area dedicata ad esposizioni temporanee e una sala conferenze di 160 posti.

 

(+39) 0165552420
beniculturali@regione.vda.it

Acquedotto Grand Arvou

Architettura  -  Aosta

Sopra Aosta, nella frazione Porossan, in località Chiou, si trova questo maestoso ponte-acquedotto, situato sul canale “ru Prévôt”. Si tratta di una spettacolare costruzione in muratura di pietrame e calce, parzialmente intonacata, lunga circa 70 metri, che permette al canale di superare il sottostante vallone percorso dal torrente Parléaz, tra le località Neyves e Serod (Porossan) di Aosta. Il ponte ha l’aspetto di un maestoso edificio e questo sia perché dotato di un tetto di copertura in lose, sia per la presenza di alcune finestrelle che illuminano l’interno permettendone l’ispezione.

I “rus” sono opere di canalizzazione per portare l’acqua nelle zone più aride della regione.
Questa fitta rete di canali, la più completa e organizzata della catena alpina, è riconducibile al Medioevo, fra l’inizio del XIII e la fine del XV secolo, quando il clima caldo e asciutto e la scarsità delle precipitazioni resero necessarie nuove strutture irrigue. I rus, passando attraverso boschi, pascoli e colline, scendono fino alla vallata centrale, convogliando verso gli abitati l’acqua attinta dall’alto corso dei torrenti, rendendo fertili i costoni montuosi.

Il Ru Prévôt prende il nome dal prevosto della Cattedrale Enrico di Quart che lo fece edificare nel 1288 e comprende nel suo tracciato l’acquedotto di Porossan, lungo 70 metri, definito dall’abbé Henry, storico, scrittore e alpinista, “uno dei più bei monumenti che ci abbia conservato il Medioevo”.

Casa di Sant'Anselmo

Architettura  -  Aosta

La tradizione vuole che questo edificio, ubicato in via Sant’Anselmo 66, abbia visto nascere Anselmo d’Aosta (1033 – 1109), che sarebbe diventato abate del monastero di Bec in Normandia e poi arcivescovo di Canterbury in Inghilterra.
Anselmo d’Aosta è famoso come teologo e filosofo; il suo nome è in particolare legato alla prova “ontologica” dell’esistenza di Dio.

Proprietà privata - non visitabile.

Hôtel des Etats

Architettura  -  Aosta

È l’appendice occidentale (a sinistra, guardando la facciata) del palazzo del Municipio di Aosta. L’edificio è stato eretto nel 1724 (è quindi antecedente al Municipio); in esso si svolgevano le sedute dell’Assemblea Generale degli Stati, presieduta dal Vescovo e dal Balivo, si riuniva il “Conseil des Commis” ed avevano sede gli archivi del Ducato di Aosta.

Attualmente il palazzo ospita alcuni uffici comunali, nonché esposizioni temporanee.

Sito non accessibile ai disabili.

Municipio - Hôtel de Ville

Architettura  -  Aosta

Il grande palazzo porticato in stile neoclassico fu costruito nel 1839 sul sito del convento francescano dei Cordeliers, gravemente danneggiato dalle truppe rivoluzionarie francesi.
Le due fontane ottocentesche sulla facciata simboleggiano i due corsi d’acqua della città, la Dora Baltea e il Buthier.
La piazza antistante, oggi dedicata a Emile Chanoux, martire della Resistenza, fu ricavata demolendo la chiesa di San Francesco, annessa al convento.
In orario di apertura degli uffici comunali, si possono visitare lo scalone e l’atrio, in cui si trova un pregevole plastico della Valle d’Aosta.

Palazzo Ansermin

Architettura  -  Aosta

Edificio, ricco di elementi architettonici degni di nota, situato in via Porta Praetoria 42-52, ma accessibile anche da piazza Plouves.
E’ stato costruito all’inizio del XVIII secolo da François René di Nus (era infatti chiamato “Palazzo dei baroni di Nus”).

La proprietà passò nel 1800 alla famiglia Ansermin.
Durante la costruzione dell’Hôtel de Ville (1836 – 1842) il palazzo ospitò gli uffici amministrativi della città di Aosta.

Privato - visitabile l’androne

Palazzo Roncas

Architettura  -  Aosta

Situato sulla piazza omonima, il palazzo fu fatto costruire nel 1606 da Pierre-Léonard Roncas, primo segretario di stato del Duca di Savoia Carlo Emanuele I. Divenne in seguito sede dell’amministrazione sabauda, di sottoprefettura in età napoleonica e di intendenza.
Le volte dell’atrio, dello scalone e del loggiato che si affacciano sul cortile interno sono decorate con affreschi di scuola italiana, raffiguranti scene mitologiche, naturalistiche e con segni dello zodiaco, di gusto manieristico.

Il palazzo, in passato sede del comando del Gruppo Carabinieri di Aosta, non è visitabile

Palazzo Vescovile

Architettura  -  Aosta

Sito in Via des Sales n° 3, il palazzo vescovile, restaurato alla fine del XIX secolo, è collegato con la Cattedrale di Santa Maria Assunta per mezzo di una galleria, iniziata nel 1667 e terminata circa un secolo più tardi.
Nel salone detto “di Cognia” si tennero, tra il 1222 e il 1466, le Udienze Generali, un’ istituzione di giustizia tenuta periodicamente dai duchi di Savoia.
In un’altra sala sono invece conservati medaglioni affrescati con i ritratti dei vescovi aostani.

Arco di Augusto

Architettura romana  -  Aosta

Appena passato il ponte sul torrente Buthier, lungo la strada che portava alla monumentale Porta Praetoria, principale via di accesso alla città romana, fu innalzato l’arco onorario dedicato all’imperatore Augusto
Si trattava di un segno eloquente della presenza e della potenza di Roma che nel 25 a.C. aveva definitivamente sconfitto il popolo dei Salassi e fondato la nuova colonia.

L’arco, che si caratterizza per la sua severa imponenza, tipica dell’architettura del tardo periodo repubblicano, è a un solo fornice a tutto sesto, largo metri 8,29 come la strada che lo attraversava. I pilastri che lo fiancheggiano presentano ai quattro angoli delle semicolonne su basi attiche sormontate da capitelli corinzi, le stesse che scompartiscono le facciate e i lati. In origine queste superfici erano interrotte dai rilievi con probabile figurazione a trofei che erano collocati nelle quattro nicchie della facciata.

Una trabeazione dorica a triglifi e metope chiude in alto quel che rimane del monumento, da secoli privo dell’attico sul quale era apposta, a lettere di bronzo, l’iscrizione dedicatoria. Nel medioevo l’Arco era denominato “Saint-Vout” da una immagine del Salvatore che vi era stata collocata e sostituita in seguito col Crocifisso. Nel 1716 il Conseil des Commis decise di preservare il monumento dalle infiltrazioni d’acqua ricoprendolo con un tetto d’ardesia. L’Arco fu definitivamente restaurato dal negli anni 1912-1913; uno scavo nelle sue vicinanze, risalente ai primi anni del ’900, portò alla luce due grandi lettere in bronzo dorato, con tutta probabilità appartenenti all’iscrizione dedicatoria.

  • Monumento simbolo della città di Aosta
  • Uno dei punti di partenza per la visita a piedi della città

Area funeraria fuori Porta Decumana

Architettura romana  -  Aosta

Avviso: chiusa temporaneamente per lavori

Questa importante necropoli di epoca romana si trova a circa 200 metri dalla Porta Decumana, lungo la strada che conduceva alla Alpis Graia (colle del Piccolo San Bernardo).
È un rinvenimento analogo a quello di altre necropoli site presso la Porta Praetoria e la Porta Principalis Sinistra, altri accessi ad Augusta Praetoria (Aosta).
Il sito ha avuto un lungo periodo d’uso, dal I secolo d.C. fino alla fine del primo millennio, quando iniziò il progressivo abbandono. La necropoli è stata quindi usata sia in epoca romana sia in epoca paleocristiana; era abbastanza usuale la compresenza di sepolture pagane e cristiane, così come molto simili erano i riti legati al culto dei defunti.
Nell’area troviamo tre mausolei con destinazione funeraria ad aula rettangolare, noti come cellae memoriae , risalenti al IV secolo. Una basilica paleocristiana , la cui datazione va dalla fine del IV a tutto il V secolo, ha evidenti somiglianze con edifici cristiani analoghi sorti su necropoli romane fuori le mura, quali la Chiesa di San Lorenzo e la Chiesa di Santo Stefano.

  • Ingresso gratuito
  • Accesso solo su prenotazione
(+39) 0165.275911

Criptoportico forense

Architettura romana  -  Aosta

In occasione della 48ª Giornata Internazionale dei Musei promossa dall’ICOM– International Council of Museums, sabato 17 e domenica 18 maggio 2025 ingresso gratuito.

Sito incluso nel biglietto cumulativo Aosta archeologica

Si è molto discusso sulla specifica destinazione di questo monumento che è datato all’epoca augustea; suo scopo principale era di costituire una struttura di contenimento e di regolarizzazione del terreno che in quella zona della città doveva essere in leggera pendenza da nord a sud e creava un dislivello tra l’area sacra e l’adiacente platea forense. Oltre a questa sicura funzione strutturale, è stata nel tempo avanzata l’ipotesi che la parte seminterrata potesse servire da magazzino e da granaio militare (horreum), ma in seguito agli ultimi studi ci si sente di escludere radicalmente tale destinazione d’uso, sia per l’aspetto strutturale del monumento, sia per la sua particolare ubicazione, sia in seguito al confronto con altri esemplari analoghi. Il colonnato marmoreo (porticus triplex) che lo sovrastava (ormai distrutto e del quale non rimangono evidenze archeologiche in situ) fungeva invece da scenografica cornice ai due originari templi gemelli della terrazza sacra.

Ci troviamo qui nel settore nord del complesso forense di età romana, proprio di fronte all’ingresso della Cattedrale, in corrispondenza di un’area sacra sopraelevata, a sua volta divisa da quella a destinazione civile e commerciale (piazza Severino Caveri), grazie al passaggio di un decumano minore, all’incirca corrispondente all’attuale via Mons. De Sales.

Dal punto di vista tecnico-planimetrico il criptoportico di Aosta si articola in tre bracci disposti a ferro di cavallo e internamente divisi in due navate voltate a botte con una sequenza centrale di archi ribassati. I due bracci laterali misurano m 71,80; quello centrale, più esteso, raggiunge una lunghezza interna di m 87,10.

In origine due accessi monumentali dovevano aprirsi alle estremità delle ali laterali aprendosi ai lati della scalinata centrale.
Le gallerie sono illuminate da una serie di finestrelle strombate che assicurano anche un idoneo ricambio d’aria; nel corso dell’anno la temperatura all’interno del criptoportico si mantiene costante.

Confrontato con tutti quei casi, vecchi e nuovi, italici e provinciali, che la letteratura archeologica ha definito e continua a definire come esempi di criptoportico pubblico, in particolar modo forense, anche l’esemplare aostano potrebbe essere interpretabile come una struttura di prestigio legata tanto al culto imperiale, quanto all’autocelebrazione dei notabili locali così come delle corporazioni religiose o professionali cittadine.
E’ pertanto legittimo supporre che i criptoportici possano essere letti come ambienti dotati di una funzione politico-liturgica particolare: una sorta di luogo “cerniera” tra il sacro (l’area sacra e i relativi edifici templari) ed il profano (cioè la vera e propria “pubblica piazza”).

Come sembrano poi documentare alcune carte medievali, le strutture del Criptoportico continuarono ad essere utilizzate anche nei secoli successivi, quando vennero trasformate in cantine e denominate, per consuetudine popolare, “Marché des Romains”.

  • Uno dei monumenti sotterranei romani meglio conservati
  • Interessante il video che ricostruisce le fasi della sua costruzione
  • Nel cuore del centro pedonale di Aosta
(+39) 3357981505

La cinta muraria

Architettura romana  -  Aosta

La cinta muraria di Augusta Praetoria formava un rettangolo di 727 m per 574 ed era costituita da uno strato interno di ciottoli fluviali e malta e uno esterno di blocchi di travertino.
Tratti in cui sono ancora ben visibili: via Hotel des Monnaies, via Carducci, via Carrel (in corrispondenza della stazione degli autobus), via Monte Solarolo, via Abbé Chanoux. In via Festaz, specialmente al suo incrocio con via Vevey, si possono vedere le brecce aperte nelle mura per il passaggio delle moderne vie cittadine.

Le Torri

Architettura romana  -  Aosta

Le torri erano due per ogni porta, quattro angolari, piu altre otto: venti in tutto. Per il loro numero, per la forte sporgenza verso l’esterno e per il risalto dato loro da un doppio ordine di finestrelle arcuate poste su tutti e quattro i lati, bisogna pensare che la loro funzione fosse anche quella di fungere da elemento decorativo: la cinta muraria, infatti, non era stata costruita solo con un intento difensivo, ma pure col desiderio di creare una delimitazione monumentale dell’area urbana.
Nei secoli successivi alla caduta dell’impero romano, Aosta conobbe una fase di abbandono e di forte declino; nel corso del medioevo gli abitanti tornarono a poco a poco, le abitazioni si strinsero lungo le vie principali e i nobili appoggiarono le loro case forti e i loro castelli alle vecchie mura. Molti bastioni furono adattati a dimora feudale, e alcune torri sopraelevate e trasformate utilizzando il paramento esterno delle mura che venne in gran parte asportato.
Le sole torri che hanno parzialmente conservato l’aspetto originario sono quelle del Lebbroso e del Pailleron, restaurata, quest’ultima, da Alfredo D’Andrade nel 1894.
A nord-ovest della città, dalle mura romane si erge la suggestiva Tour Neuve, mentre all'angolo nord orientale, la Torre dei Balivi si pregia di ospitare la scuola di musica “Conservatoire de la Vallée d’Aoste”.
Accanto all’area archeologica del Teatro Romano è possibile ammirare la Tour Fromage ; a sud delle mura sorge infine la leggendaria Torre di Bramafam.

Ponte romano sul Buthier

Architettura romana  -  Aosta

Provenendo dalla Bassa Valle, il primo monumento antico di Aosta che accoglie il visitatore è il ponte romano gettato al di sopra dell’antico corso del torrente Buthier. Esso caratterizza il quartiere orientale della città, chiamato appunto del Pont de Pierre, cioè del “ponte di pietra”. Parallelo a corso Ivrea, poco lontano dall’Arco di Augusto, il ponte è perfettamente conservato e tuttora utilizzato per il transito, anche se nel corso del medioevo il torrente Buthier ha cambiato sede e le acque non scorrono più sotto la sua unica arcata a schiena d’asino di 17,16 m di apertura. Largo circa 6 m., venne costruito in età augustea con blocchi di pietra, secondo i consueti modelli romani.

Porta Decumana

Architettura romana  -  Aosta

Il Decumanus Maximus corrispondeva alle attuali vie Porta Pretoria, De Tillier e Aubert.

A doppia cortina e a tre passaggi fiancheggiati da torri, questa porta venne riadattata e rimase in uso per tutto il medioevo e l’eta moderna. Collegava la Porta Praetoria all’uscita occidentale della città romana: la Porta Decumana. Da qui si dipartiva la via che conduceva all’Alpis Graia (colle del Piccolo San Bernerdo). Era conosciuta sotto il nome di Porta Friour, del Plot, di Saint-Genis, di Savoie e di Boczana, ma il nome più frequente era quello di Vaudane (da Vaudagna = Valdigne).

La porta perdurò fino al 1812, anno in cui venne demolita per ordine del prefetto del Dipartimento della Dora, in vista del risanamento del quartiere e dell’allargamento della strada. I risultati di una serie di campagne di scavo condotte in quest’area tra il 1988 e il 1991, in concomitanza con la ristrutturazione dell’ex Ospizio di Carità per la realizzazione della nuova Biblioteca Regionale, hanno permesso di delineare la fisionomia originaria della porta.

La torre situata sul lato nord dell’attuale via Aubert è ancora conservata per un’altezza considerevole, quella meridionale, invece, quasi interamente rasata a livello delle fondazioni. Gli scavi hanno riportato alla luce anche un tratto del basolato del decumanus maximus e parte di una cloaca.

Il sito non è attualmente visitabile.