Patrimonio culturale: Châtillon, Issogne, Montjovet, Saint-Vincent, Verrès, ** Valle d'Aosta **

43 Risultati
Pagina 1 di 2

Il ''patois''

Tradizioni  - 

Su tutto il territorio della Valle d’Aosta gli abitanti parlano abitualmente il “patois”, un dialetto francoprovenzale. Esso presenta terminologie e cadenze che variano da Comune a Comune in conseguenza delle influenze francesi, vallesane, walser e piemontesi subite nel corso dei secoli. Il vocalismo della parlata è di tipo provenzale ed il consonantismo è di tipo francese. Le affinità maggiori sono riscontrabili nei dialetti
parlati nelle regioni francesi della Savoia e della Provenza, e nella Svizzera Romanda. Verrès è l’unico dei Comuni in cui non si parla il patois, ma per i suoi contatti con il vicino Canavese, gli abitanti parlano tra di loro il dialetto piemontese. Da alcuni decenni si cerca di mantenere vivo e valorizzare il patois.

Ponte romano

Architettura romana  -  Châtillon

Il ponte romano gettato sul torrente Marmore poggiava sulle sponde rocciose del torrente ed aveva un unico arco a tutto sesto di circa 15 metri di luce.

Costruito in blocchi squadrati di pietra locale, sulla superficie dei quali sono ancora chiaramente visibili i piccoli incavi per fissare le tenaglie con le quali gli elementi lapidei venivano sollevati.

La sua distruzione, secondo lo storico valdostano De Tillier, avvenne in occasione del ritiro delle truppe francesi nel 1691, ma lo troviamo rappresentato integro in una stampa, forse idealizzata, del 1797.

Castello Des Rives

Castelli e torri  -  Châtillon

Sulla collina morenica di Saint-Clair, a sud della stazione ferroviaria di Châtillon, si osservano una cappella del XVII° secolo ed alcuni resti di un antico muro perimetrale: è l’ultima vestigia del castello Des Rives, che aveva ai suoi piedi l’omonima borgata, già abbandonata nel 1242 perché troppo esposta alle alluvioni. Non esiste documentazione del maniero successiva a tale data.

Da documenti si apprende che alla cappella di Saint-Clair si recava processionalmente la comunità di Saint-Vincent fin verso la seconda metà del XVIII° secolo. L’ultimo tratto di strada era compiuto insieme ai parrocchiani di Châtillon. Dopo una breve funzione in quel luogo le due comunità, sempre in processione, si recavano nella chiesa di quel paese dove era celebrata una solenne santa messa. Nel pianoro sottostante la cappella di Saint-Clair era un tempo presente un agglomerato di case denominato Bourg des Rives che fu totalmente distrutto da una grande inondazione della Dora in epoca medievale.

(+39) 0166560611

Castello di Ussel

Castelli e torri  -  Châtillon

Il castello di Ussel, posto su un evidente e scosceso promontorio, incombe da sud sull’abitato di Châtillon.
Costruito da Ebalo di Challant verso la metà del XIV secolo (dato confermato dall’analisi dendrocronologica), il Castello di Ussel rappresenta una svolta nell’architettura militare valdostana. Siamo infatti in presenza del primo esempio in Valle d’Aosta di castello monoblocco, ultima fase evolutiva del castello medievale, che segna il passaggio tra il contemporaneo castello di Fénis e le rigide forme di quello di Verrès.

Dopo essere passato più volte dagli Challant ai Savoia e viceversa, il castello venne utilizzato come prigione, fino al completo abbandono. Nel 1983 il barone Marcel Bich, dopo aver acquistato il castello dalla famiglia Passerin d’Entrèves, erede degli Challant, lo donò alla Regione, che ha provveduto al restauro e lo ha adibito a sede espositiva.

A pianta rettangolare di notevoli dimensioni, il castello presenta all’esterno una buona muratura con una fascia sommitale di archetti ciechi, assenti sul lato nord, e bellissime bifore, tutte diverse tra loro, con decorazioni floreali e geometriche. Agli angoli del lato sud (verso la montagna) si trovano due torrette cilindriche aggettanti, in origine collegate tra loro da un camminamento di ronda protetto da una merlatura. Sempre a sud, si trovava anche l’ingresso, sormontato da una caditoia. Il lato nord, che guarda verso Châtillon, presenta due torri quadrangolari leggermente sporgenti, tra le quali, al centro, si eleva il mastio, elemento simbolico della potenza del feudatario. All’interno rimangono i monumentali camini con grandi mensole, posizionati su una medesima linea ascendente in modo da sfruttare un’unica canna fumaria, nonché tracce delle scale e delle divisioni in piani.

Prima del restauro il maniero era pressoché ridotto allo stato di rudere, ma una puntuale indagine archeologica ha permesso di individuare e riproporre la reintegrazione delle lacune. Affiancato alle merlature, è stato attrezzato un percorso pedonale molto suggestivo, dal quale il visitatore può ammirare la piana di Châtillon ed i suoi edifici storici.

(+39) 3669531109
castellodiussel@gmail.com

Castello Gamba

Castelli e torri  -  Châtillon

Il castello chiude dal 18 marzo al 13 giugno 2025.

Prenota e acquista i tuoi biglietti online

Il castello
Fu edificato nei primi anni del ’900 su progetto dell’Ingegner Carlo Saroldi, per volere di Charles Maurice Gamba, marito di Angélique d’Entrèves, figlia del conte Christin d’Entrèves. Dal 1982 è proprietà della Regione autonoma Valle d’Aosta.

La collezione di arte moderna e contemporanea
Dopo un importante intervento di restauro, oggi il castello ospita un percorso espositivo che si snoda attraverso 13 sale, in cui sono esposte oltre 150 opere tra dipinti, sculture, installazioni, raccolte grafiche e fotografiche, appartenenti ad una collezione regionale che va dalla fine dell’Ottocento fino ai nostri giorni.
A fianco delle opere dei maestri del ‘900 tra le quali sculture di Martini, Mastroianni, Manzù, Arnaldo e Giò Pomodoro e dipinti di Casorati, De Pisis, Carrà, Guttuso, la collezione documenta la produzione figurativa italiana della seconda metà del secolo sino ad esponenti della ricerca contemporanea come Schifano, Baruchello, Rama, Mainolfi.
Un’ampia scelta di opere testimonia inoltre con varietà i movimenti che hanno animato la scena artistica italiana negli ultimi 25 anni: sono rappresentati ad esempio l’Informale, l’Astrattismo geometrico, la Transavanguardia e la Pop Art. Particolare rilievo è dato al territorio valdostano attraverso l’attività degli artisti locali, o attivi nella Valle su committenza regionale.

Da visitare sia per l’apprendimento sia per lo svago, l’esposizione offre una serie di servizi pensati per avvicinare diverse fasce di visitatori (famiglie, adulti, scuole, bambini, giovani) all’arte moderna e contemporanea attraverso attività di laboratorio, visite guidate ed eventi.

Guarda il video con una selezione delle opere esposte.

Il parco
Il castello è circondato da un parco all’inglese che si estende su una superficie totale di 50.400 metri quadrati, dove vivono circa centocinquanta alberi di specie diverse. Al suo interno si trovano tre alberi monumentali: la Sequoia gigante della California, il Cipresso calvo e lo Spino di Giuda.

0166.563252
info.castellogamba@regione.vda.it

Castello Passerin d'Entrèves

Castelli e torri  -  Châtillon

Il Castello di Châtillon si trova alle spalle della chiesa parrocchiale, immerso in un bel parco.

Pare che risalga all’epoca romana, poiché il nome stesso di Châtillon trae origine da “castrum” (=“castello”), e indica quindi una località in cui doveva esserci una fortezza romana.

Dopo essere passato tra le mani di diverse famiglie nobiliari, alla fine del XIV secolo il castello divenne proprietà dei Visconti di Aosta, in seguito divenuti Signori di Challant. Nel 1400 Jean de Challant lo fece ingrandire. Di quest’epoca rimangono ancora la sala dell’archivio con il soffitto in legno e gli affreschi delle pareti, simili a quelli del castello di Fénis.

Nel 1435, François di Challant, che non aveva avuto figli maschi, contravvenendo alla legge salica si fece autorizzare dai Savoia a fare testamento a favore delle figlie. Catherine ne divenne dunque l’erede, ma gli altri membri della famiglia richiesero nuovamente l’intervento del Duca di Savoia che, allora, nominò nuovo erede Jacques de Challant, nipote di Jean, e dichiarò ribelli Catherine e il suo sposo Pierre d’Introd. I due, decisi a resistere, fortificarono il castello di Châtillon, ma poco dopo dovettero arrendersi all’esercito di Jacques, che demolì le mura di cinta e danneggiò seriamente il maniero.

Da Jacques il castello passò a Louis che lo restaurò completamente. Nel 1502 il suo successore Philibert, in occasione del battesimo del figlio René, fece decorare l’interno della cappella di levante con i dipinti tuttora esistenti.
Nel 1678 Georges de Challant fece decorare l’arcata di vetro della cappella con l’effigie della Sacra Sindone, in ricordo del fatto che la preziosa reliquia, durante il suo trasferimento da Chambéry a Torino, venne qui depositata.

Nel 1717 Paolina Solaro di Govone, moglie di Georges-François, intraprese la terza ricostruzione del castello. Modificato e ampliato, non solo cambiò il suo aspetto esterno ma divenne anche molto più confortevole. A Paolina si deve anche la realizzazione del viale dei tigli e del giardino alla francese.

Nel 1755 ci fu un terremoto che danneggiò gravemente il castello e solo nel 1769 Charles-François-Octave poté cominciare la ricostruzione del tetto e della mura. Nel 1770 la Contea passò a François-Maurice che morì un anno dopo la nascita del suo unico figlio Jules-Hyacinthe. Quest’ultimo ne divenne quindi l’erede universale sotto la tutela della madre Gabriella Canalis di Cumiana; ma il 2 maggio 1802, all’età di sette anni, anche l’ultimo dei discendenti dei Challant morì.

Nel 1814, dopo 18 anni di vedovanza, Gabriella sposò Aimé Passerin d’Entrèves il quale nel 1841, dopo la morte della moglie, ereditò tutto il patrimonio degli Challant.

I suoi discendenti fecero demolire la torre esagonale situata all’ingresso ed il ponte levatoio sostituendoli con l’edificio del custode, la serra e le stalle e fecero costruire una torretta finestrata per illuminare la grande scalinata che conduce al piano superiore e delimitarono il parco con una recinzione.

Il castello è privato ed aperto al pubblico soltanto in occasioni particolari, mentre è possibile visitare il parco.

(+39) 3475195958
(+39) 0165776218

Cappella di San Francesco d'Assisi presso il convento dei Cappuccini

Chiese e santuari  -  Châtillon

La cappella dei Cappuccini racchiude secoli di storia; nel 1626 il Barone Paul Emmanuel di Challant, con atto del 22 marzo, cedette all’ordine una casa affinché vi fondasse un convento. Nel 1633, dopo lavori di sistemazione e di adeguamento, vi si insediarono i primi frati cappuccini.
Annessa alla casa trasformata poi in convento sorgeva una cappella dedicata a San Grato, il potente taumaturgo cui si ricorreva per sanare malattie, guerre e carestie. Giudicata troppo piccola, la cappella fu completamente riedificata fra il 1635 e il 1642 e dedicata a San Francesco d’Assisi, raffigurato su un bell’altare ligneo che si può ammirare ancor’oggi al suo interno, insieme agli stemmi delle famiglie Challant e Passerin d’Entrèves.

La Rivoluzione Francese portò alla soppressione di molte istituzioni monastiche e nel 1802, dopo i conventi di Aosta e Morgex, fu la volta anche di quello di Châtillon: i frati furono cacciati e l’edificio utilizzato come magazzino per le truppe.

Dopo varie traversie ed utilizzi, nel 1895 il Vescovo di Aosta, Mons JosephAuguste Duc, acquistò l’edificio dal Comune ed il convento ospita attualmente l’unica Comunità di Cappuccini in Valle d’Aosta.

(+39) 0166.61471
chatillon@cappuccinipiemonte.com

Chiesa parrocchiale di San Pietro

Chiese e santuari  -  Châtillon

Anche se la tradizione vuole che la sua fondazione sia molto antica, addirittura risalente al passaggio di San Pietro nel corso della sua missione di evangelizzazione delle Gallie, Il primo documento attestante l’esistenza della Parrocchia di Châtillon risale al XII° secolo e ben poco rimane della primitiva architettura.

L’attuale chiesa è stata inaugurata nel 1905. Le pitture della volta nella navata centrale rappresentano Maria Assunta in cielo e S. Pietro eseguiti tra il 1904 ed il 1905 dai fratelli Alessandro e Augusto Artari di Verrès.

All’interno si può visitare un piccolo museo d’arte sacra, sito al lato sinistro del presbiterio, con alcuni preziosi oggetti liturgici (tra i quali un prezioso ostensorio a tempietto gotico del XVI° secolo e un reliquiario in rame argentato del XV° secolo), statue lignee di santi del XV° secolo e paramenti sacri del XVI-XVIII secolo.

0166.563040
parrocchiachatillon@gmail.com

La Cappella di Albard

Chiese e santuari  -  Châtillon

La Cappella di Albard, dedicata ai SS. Fabiano e Sebastiano, fu fondata con atto del 6 dicembre 1751, Regis notaio. La trave è datata 1893. La cappella è realizzata a pianta rettangolare con campanile sul lato ad ovest. All’interno un altare in legno dorato dell’800 con statua del Padre Eterno e testina d’angelo e tela con la Madonna, i Santi Fabiano, Sebastiano e Grato.

Statua della Madonna del 700.

(+39) 0166563040
parrocchiachatillon@gmail.com

Santuario della Madonna delle Grazie

Chiese e santuari  -  Châtillon

Collocato all’estremità occidentale del ponte romano sul torrente Marmore, è stato interamente ristrutturato nel XIX secolo.

All’interno si trovano alcuni ex-voto.
Ogni anno, in occasione della festa del santuario l’8 settembre, si svolge la tradizionale benedizione dei bambini: la Madonna delle Grazie è infatti invocata a protezione dei più piccoli.

(+39) 0166.563040
parrocchiachatillon@gmail.com

Museo del miele

Musei  -  Châtillon

Situato all’interno dell’ex hotel Londres, nei pressi del municipio, il museo ospita un’esposizione di vecchi attrezzi dell’apicoltura valdostana.

(+39) 0166560627

Castello di Issogne

Castelli e torri  -  Issogne

Ingresso gratuito, per le mamme accompagnate dai figli, l’11 maggio 2025

La raffinata dimora di Giorgio di Challant,  nonostante il suo aspetto esterno austero e modesto, custodisce al suo interno secoli di storia e splendidi capolavori: ammira i suoi splendidi affreschi e la suggestiva fontana del melograno. 

Prenota e acquista i tuoi biglietti online

La storia

Inizialmente dominio dei vescovi di Aosta, la proprietà passò successivamente nelle mani della famiglia Challant. Nel corso del tempo gli edifici esistenti furono ampliati ed uniti, fino alla trasformazione radicale avvenuta tra il 1490 circa e il 1510 ad opera di Giorgio di Challant, priore di Sant’Orso, che ne fece una sontuosa dimora per la cugina Margherita de La Chambre ed il figlio Filiberto. Fu allora che il castello assunse l’aspetto attuale, diventando un unico palazzo a ferro di cavallo, affacciato su un ampio cortile e un giardino all’italiana, sul cui alto muro di cinta furono dipinti personaggi importanti ed eroi; il porticato al piano terreno fu ornato da una serie di lunette affrescate con scene di vita quotidiana e rappresentazioni di botteghe, mentre al centro del cortile sorse la celebre fontana in ferro battuto detta del Melograno, simbolo di prosperità. Sempre in quel periodo molti ambienti interni furono decorati con affreschi, sia nelle zone di rappresentanza, quali la Sala di Giustizia o la Cappella, sia nelle stanze più private, tra cui gli oratori di Margherita de La Chambre o di Giorgio di Challant. Dopo i fasti del Cinquecento, la residenza si avviò verso un progressivo declino e nel 1872 fu venduta all’asta pubblica: acquistata dal pittore torinese Vittorio Avondo, divenne oggetto di un’attenta campagna di restauro che le restituì l’antico splendore. Donato allo Stato nel 1907, oggi il castello appartiene alla Regione Autonoma Valle d’Aosta e si presenta con alcuni elementi dell’originale mobilia ed altri arredi rifatti alla fine dell’Ottocento, che insieme a numerosi oggetti d’uso domestico ripropongono l’ambientazione tardo quattrocentesca voluta da Avondo.

La visita

Entrando nel palazzo ci si trova nel cortile, attorniato da edifici sulle cui pareti sono ritratti gli stemmi del casato Challant e delle famiglie con esso imparentate. Oltrepassata la fontana del melograno si prosegue verso l’androne: gli affreschi nelle lunette del porticato rappresentano con notevole realismo la vita quotidiana del borgo, raffiguranti il corpo di guardia, la bottega del beccaio e del fornaio, il mercato di frutta e verdura, il sarto, lo speziale e il pizzicagnolo.
In seguito, si procede alla visita dell’interno del castello:

  • al pianterreno, la sala da pranzo, la cucina, e la sala baronale, in cui si possono ammirare un bel camino in pietra recante sulla cappa lo stemma dei Challant affiancato da un leone e da un grifone, pitture sulle travi lignee del soffitto e le pareti affrescate con paesaggi, scene di caccia ed il Giudizio di Paride;
  • al primo piano, la cappella, dalle volte a ogiva finemente decorate, con affreschi alle pareti e con l’altare gotico in legno intagliato e dorato adorno di un trittico fiammingo e la camera della Contessa, con l’oratorio ornato di pitture;
  • al secondo piano, la stanza detta “del re di Francia”, con il soffitto a cassettoni decorato da gigli e un camino che reca sulla cappa lo scudo della dinastia francese dei Valois, e quella detta dei “Cavalieri di San Maurizio” con il bel soffitto a cassettoni su cui è dipinta la croce di quest’ordine.
    A poca distanza dal castello sorgono ancora i ruderi della colombaia.

L’appartamento di Avondo

Dal 2018 un allestimento emozionale dedicato a Vittorio Avondo, illustre proprietario del maniero di Issogne, valorizza ed arricchisce l’offerta del castello mettendone in risalto le vicende tardo-ottocentesche con una serie di pannelli, soluzioni multimediali ed elementi di suggestione poetica.
Nato a Torino nel 1836 e dedicatosi fin da giovane alla pittura, Avondo è considerato uno dei migliori rappresentanti del paesaggismo piemontese del XIX secolo. Dopo un periodo vissuto a Roma, che trascorse a dipingere soprattutto paesaggi della campagna laziale di ispirazione naturalista, si dedicò allo studio dell’arte antica e nel 1865 curò il riordinamento del museo del Bargello di Firenze. Successivamente tornò a Torino, dove dal 1891 assunse l’incarico di direttore del Museo Civico.
L’acquisto ed il restauro, insieme ad Alfredo D’Andrade, del castello d’Issogne, gli permisero di ampliare le sue competenze e collezioni di arte medievale, che lo portarono a collaborare con lo stesso D’Andrade alla costruzione del Borgo medievale a Torino (1884).

(+39) 0125929373

Cappella del Saint-Suaire

Chiese e santuari  -  Issogne

Questa cappella si trova in prossimità del ponte che collega Issogne con Verrès, lungo l’itinerario escursionistico Cammino Balteo.
Fu fatta costruire intorno al 1560 dal conte Renato di Challant che, nella qualità di luogotenente dei Savoia a Chambéry, era il custode della Santa Sindone (in francese Saint Suaire) prima del trasferimento di quest’ultima a Torino.
Nel XVI secolo era meta, nel periodo pasquale, di una processione che partiva dalla cappella interna del castello.

0125/929333

Cappella di Saint-Solutor

Chiese e santuari  -  Issogne

La Cappella di Saint-Solutor presenta su una parete esterna una serie di archetti pensili che ne permettono la datazione al XII secolo.
La facciata conserva degli affreschi attribuiti allo stesso pittore della chiesa di San Martino di Arnad e datati 1427. Sono rappresentati San Cristoforo, San Francesco d’Assisi e la Vergine sul trono con il Bambino.
All’interno, rimaneggiato nel XVIII° secolo, si può ammirare un bell’altare in legno scolpito, pitturato e dorato, depredato purtroppo di qualche elemento decorativo.
Alla cappella è annesso un antichissimo cimitero.

0125/929333

Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta

Chiese e santuari  -  Issogne

Nel Medioevo l’edificio si trovava addossato alla facciata del castello, ma in occasione di una visita pastorale nel 1528 il vescovo, d’accordo con Renato di Challant, dette ordine di costruire la chiesa altrove. Per l’avvio dei lavori si dovettero tuttavia aspettare due secoli, e la nuova chiesa vide la luce nel 1736. Il campanile della chiesa più antica divenne torre d’angolo del castello.
La facciata della chiesa è di stile neoclassico, con colonne quadrate addossate alla muratura e un timpano triangolare nella parte superiore. L’interno è decorato da affreschi moderni dovuti a Luciano Bartoli (1972). In fondo alla chiesa è collocata una grande campana datata 1389, tra le più antiche che si conoscano nella nostra regione.

0125/929333

L'acqua della Madonna

Leggende  -  Issogne

Tanti anni fa, scavando un pozzo a Bosset, in quel d’Issogne, un contadino rinvenne, interrata a notevole profondità, una statua della Madonna. Quando la estrasse dalla buca, dal suolo scaturì una sorgente. L’acqua era così abbondante da bastare a soddisfare le necessità del paese, fino a quel giorno scarseggiante di risorse idriche. Per ringraziare il cielo del dono della fonte, i paesani costruirono una cappella, ove la statua della Madonna fu collocata con tutti gli onori.

Mulino di Arlaz

Architettura  -  Montjovet

L’immobile fu edificato da privati probabilmente nei primi anni del 1800 per essere utilizzato dagli abitanti dei villaggi limitrofi.
Il luogo, che si credeva stregato, ha anche ispirato un’antica leggenda.

Dopo anni di abbandono, il mulino è stato restaurato. Nell’angolo del fabbricato, appoggiata al muro, una macina della quale a suo tempo uno scalpellino aveva iniziato la lavorazione.

Gran parte delle strutture lignee mobili che permettevano al mulino di funzionare nel corso degli anni sono state trafugate. All’interno del fabbricato, in posizione simile a quella originaria, solamente una grande macina in pietra con il suo albero ligneo che risultava fortunatamente ancora recuperabile.

Il fabbricato testimonia il suo passato di vita e cultura contadina attraverso alcune iniziative di interesse turistico che ne consentono la visita.

Castello di Chenal

Castelli e torri  -  Montjovet

Il castello, costruito non prima del XIII sec. a pianta rettangolare, apparteneva ai signori di Montjovet. Solo più tardi, in seguito al matrimonio di Ebalo il Grande con Alexie di Chenal, divenne possedimento degli Challant: in questo modo i due casati potevano così controllare i passaggi sulla strada tra Chenal ed il castello di Montjovet.
Oggi il castello, che si trova lungo il percorso della Via Francigena e del Cammino Balteo, è ridotto a rudere.

0166/79131
protocollo@comune.montjovet.ao.it

Castello di Saint Germain

Castelli e torri  -  Montjovet

Il castello svolse un ruolo importante nella storia della Valle d’Aosta. Era tra i più strategici della regione per la sua posizione elevata che gli permetteva facilmente di controllare e difendere il borgo sottostante e la valle centrale.

Del suo aspetto originario rimangono poche tracce e non si conosce con certezza la data di costruzione.

Intorno alla fine del XIII secolo i Savoia ne divennero proprietari, sostituendosi alla famiglia Montjovet. Come già era avvenuto per Bard, anche in questo caso il pretesto era fornito dai soprusi che Feidino di Montjovet operava nei confronti dei valligiani e dei viandanti. Ceduto successivamente alla famiglia Challant, ritornò nei domini sabaudi nel 1438, quando Amedeo VII vi installò una guarnigione che rimase attiva fino al 1661, quando fu trasferita al forte di Bard, lasciando il castello di Montjovet preda del degrado.

Ancora oggi la sua torre connota il paesaggio e svetta dall’altura che in epoca romana era nota come Mons Jovis. Un cancello impedisce l'accesso all'area per pericolo di crolli.

0166/79131
protocollo@comune.montjovet.ao.it

Chiesa di San Rocco nel Borgo

Chiese e santuari  -  Montjovet

È la chiesa più antica di Montjovet e la più ricca di valori storico-artistici, avendo svolto per almeno cinque secoli le funzioni di chiesa parrocchiale.

È posta all’uscita del vecchio capoluogo, su uno sperone a strapiombo sulla Dora Baltea, costeggiata da una strada che prende subito dopo a inerpicarsi: fino alla costruzione della Mongiovetta (1771), era questa l’unica via carrozzabile che collegava la Bassa Valle alla conca di Saint Vincent e, dunque, al resto della regione.
La costruzione della chiesa, dedicata in origine a Santa Maria, risale al XI-XII secolo. L’edificio fu però successivamente rimaneggiato più volte; infine fu demolito e poi ricostruito più grande e riconsacrato il 2 maggio 1700, quando fu dedicato a S. Rocco.

Alla chiesa precedente appartiene il grazioso campanile, con aperture a bifore e cuspide esagonale. L’interno, ad unica navata con volte a vela, conserva opere di pregio. L’altare maggiore, del XVII secolo, presenta affiancate colonnine scanalate classicheggianti e altre, tortili, di stile barocco.
Nella nicchia centrale, sotto la colomba, è collocata la quattrocentesca statua della Madonna in trono con Bambino; nelle nicchie laterali sono visibili le statue di san Grato (a sinistra), vescovo di Aosta e patrono della diocesi, e di un santo Papa (a destra); nel fastigio, all’interno del timpano, un busto del Padre Eterno benedicente.
Alla sinistra dell’altare maggiore è conservato un grande Crocifisso in legno, applicato su una croce, ricoperta di lamina di ferro, attribuito al XIV secolo.
Alle pareti che dividono la navata dal presbiterio, sono collocati due altari laterali (XVI-XVII sec.).
Quello di sinistra è dedicato a S. Nicola vescovo e conserva statue cinquecentesche: S. Nicola nella nicchia centrale, S. Giacomo Maggiore e un santo vescovo ignoto in quelle laterali, S. Antonio abate in alto al centro del timpano). Quello di destra è dedicato alla Madonna del Rosario; vi campeggia una tela con la Vergine e i santi Domenico, Caterina da Siena, Antonio abate e Carlo Borromeo, attorniati dai riquadri con i quindici Misteri.
La separazione tra la navata e il presbiterio è segnata, in alto, dalla trave dell’arco trionfale, sormontata da un Crocifisso (sec. XVII).
All’interno della chiesa si segnalano inoltre due grandi tele dipinte, una raffigurante il martirio di S. Sebastiano (XVII sec.), l’altra la Madonna col Bambino, tra i santi Giuseppe e Antonio da Padova e tre angeli che reggono la Sindone, un affresco datato 1742 raffigurante la Madonna della Mercede e una croce astile in rame argentato del sec. XV, ricca di simboli, fiori e raffigurazioni di angeli e di santi.

0166/579001

Chiesa di Santa Barbara e Sant'Eusebio

Chiese e santuari  -  Montjovet

L’edificio, a pianta rettangolare ad una sola navata, è situato nella frazione Plangerp. L’altare maggiore, in legno intagliato e in parte dorato, è del sec. XVIII. Nella tela figurano la Madonna e i santi Pietro ed Eusebio. I due altari laterali, settecenteschi, sono dedicati a San Leodegario e a Santa Barbara.

0166/579001

Chiesa parrocchiale della Natività di S. Maria

Chiese e santuari  -  Montjovet

La storia della parrocchia di Montjovet è molto complessa. Nella bolla del papa Alessandro III del 20 aprile 1176 è menzionata tra le chiese dipendenti dal vescovo di Aosta la “ecclesia sancti Eusebii de Plubeio”, ubicata verosimilmente nella piana di Montjovet. Il toponimo Publey compare anche tra le tappe del viaggio da Canterbury a Roma compiuto dall’abate Sigerico nell’anno 990 lungo la via detta “francigena”. Due ospedali, fondati nel Borgo e nel villaggio di Plout, garantivano nel Medioevo l’assistenza ai viandanti. Non si conosce il punto preciso in cui doveva trovarsi la parrocchiale di S.Eusebio, forse distrutta con numerose altre case da una enorme frana che nel sec. Xlll sconvolse la collina di Montjovet, modificando la topografia della zona e l’asse viario principale. La sede della parrocchia fu forse già allora trasferita nel Borgo, la cui chiesa, dedicata alla Madonna, conserva ai nostri giorni alcuni elementi gotici. All’inizio del XV sec. fu costruita una chiesa succursale in onore di S. Eusebio e S. Leodegario (Léger) vicino alla Dora, in località Savi, ma anche questa fu distrutta, assieme al cimitero, da una inondazione nell’ottobre del 1586. Verso il 1590 in località Plangerp fu costruita un’altra succursale, dedicata come la chiesa più antica a S. Eusebio. Vi si celebravano le Messe festive e i funerali. La parrocchia di Montjovet, originariamente amministrata da sacerdoti diocesani, fu ceduta nel 1433 alla prevostura di Saint-Gilles di Verrès, alle cui dipendenze rimase, tra numerose controversie, fino alla metà del Settecento, allorché passo nuovamente nelle mani del vescovo di Aosta. Per un certo periodo, al tempo della dipendenza da Saint-Gilles, il diritto di nomina del parroco fu detenuto dalla nobile famiglia Challant.

L’attuale chiesa parrocchiale, sotto il titolo della Natività di Maria Vergine, costruita intorno al 1830, fu consacrata il 3 maggio 1837. E’ un edificio a pianta rettangolare ad unica navata, molto luminosa con abside circolare. Dell’arredo interno, risalente al secolo scorso, l’oggetto di maggior pregio è senza dubbio l’organo, dovuto alla ditta Carlo Vegezzi-Bossi (1897).
Rimaneggiato più volte nel tempo, fu riportato alle condizioni originali in occasione del restauro del 1990.
Il campanile fu costruito nel 1832 ad alcuni metri di distanza dalla chiesa, sopra uno sperone di roccia. Nella cella campanaria, aperta da quattro ampie monofore, sono collocate cinque campane, una delle quali, datata 1522, proviene dalla chiesa del Borgo. Dalla piazzetta adiacente si può ammirare con un unico colpo d’occhio il bel complesso formato dalla chiesa, dal campanile e dalla casa parrocchiale, una costruzione dell’epoca napoleonica in cui ha avuto sede nel passato anche il municipio.

0166/579001

La leggenda del mulino d'Arlaz

Leggende  -  Montjovet

Sulle rive del “ru” d’Arlaz, un luogo che si diceva fosse stregato, sorgeva un mulino.

L’ultimo mugnaio, un uomo solitario e taciturno, con il suo brusco comportamento fece nascere una cattiva fama e si diffusero sul suo conto strane dicerie. Per questa ragione la gente smise di portagli il grano da macinare; inoltre, nessuno osava aggirarsi nei pressi del mulino dopo il tramonto.

Un giorno d’autunno, alcuni operai che tornavano da Émarèse scorsero un uomo, morto strangolato, con il collo stretto fra due pioli della palizzata che recintava il mulino. Lo spazio fra un piolo e l’altro era assai esiguo e non si capiva in che modo la testa dell’uomo fosse potuta passarvi.
Subito corse voce che fosse opera del mugnaio. Da allora la fama sinistra del luogo aumentò.
Ancora adesso si dice che l’anima del mugnaio vaghi per quei luoghi senza trovare pace.

Sito archeologico sottostante la chiesa di Saint-Vincent

Archeologia  -  Saint-Vincent

Chiuso temporaneamente per lavori

Il sito archeologico sottostante la Chiesa parrocchiale di Saint-Vincent testimonia tracce di attività riconducibili già alla fine dell’età del bronzo / età del ferro.
In epoca romana (II - IV secc. d.C.) si riscontrano vari nuclei di strutture con funzione termale.
Dopo l’inizio del V secolo d.C. l’area fu occupata da sepolture orientate in senso est-ovest, tipiche della prima cristianità. La loro presenza sembra aver determinato la nascita di un primo edificio a carattere funerario, seguito da ulteriori fasi di sepolture nei secoli VII e VIII che precedono l’impianto della chiesa romanica.

Un apposito percorso di visita corredato di pannelli didattici divulgativi e di supporti multimediali condurrà il visitatore alla scoperta del sito.

(+39) 0166512867
(+39) 3297395561
parrocchia_stvincent@libero.it

I raccard di Valmignanaz

Architettura  -  Saint-Vincent

La collina di Saint-Vincent annovera con orgoglio, nel corpo dei suoi numerosi villaggi, diversi raccard, granai con un’area centrale, per lavorare il grano, simili a quelli della Valle d’Ayas.

In effetti, nel XVII secolo e all’inizio del XVIII, su entrambi i versanti del Col di Joux, lavoravano gli stessi carpentieri. Inoltre, numerose famiglie intrattenevano rapporti e le abitazioni, fossero esse in pietra o in legno, appartenevano alla medesima area culturale.

I terreni nelle vicinanze dei villaggi della collina erano coltivati a cereali e fieno. A pochi passi dalle case si trovava un bacino idrico, scavato nella terra, che veniva riempito con l’acqua del Ru (Rio) della montagna, proveniente dai ghiacciai di Ayas. Il Ru Courthod passa proprio al Col di Joux, dopo aver percorso quasi 27 km lungo una pendenza assai dolce, attraverso i pascoli, i boschi e le rocce.

I villaggi di Lérinon, Crétamignanaz et Valmignanaz sono tra i meglio conservati. Consentono di compiere un percorso ad anello e osservare tre tipi di borghi abitativi: Lerinon con il suo forno per il pane e le sue grandi abitazioni in pietra dalle funzioni polivalenti; un po’ più in basso Crétamignanaz, un villaggio abbandonato, appartenente un tempo ad una sola famiglia e, infine, Valmignanaz che presenta diversi esempi di raccard con un’area di trebbiatura centrale, granai in aggetto e ceppi di sopraelevazione su una casa di due o tre piani in muratura, ospitante la stalla dabbasso e gli alloggi al piano superiore. Valmignanaz gode del vantaggio d’essere collocato sul ciglio della strada del Col di Joux e poter approfittare del parcheggio di Grun.